Tuiach ci spiega come nasce il razzismo, sostenendo che lui teme che gli stranieri «mi portato via il pane»


Dopo averci informato che Jacopo Coghe, Toni Brandi e Riccardo Cascioli risultano coloro che si occupano di fornirgli dei presunti pretesti per odiare i gay nel nome di Dio, il consigliere Fabio Tuiach pare volerci mostrare in che modo il populismo viva sul razzismo.
Lo ha fatto dicendo che lui odia gli stranieri «perché non voglio che mi venga portato via il pane». Nella foto c'è anche un ricco che imporrebbe all'operaio di dover dare il suo unico biscotto ad una persona di colore, illustrando l'ideologia populista che dipinge il prossimo come una minaccia, un qualcuno che ci toglierebbe qualcosa e dalla cui eliminazione dovrebbe derivare un guadagno.


La teorie di Tuiach presenta però alcune criticità, le quali vanno oltre all'incongruenza di un tizio che dice di essere fieramente omofobo «perché cristiano» ma pare ignorare ciò diceva Gesù nelle beatitudini col suo «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito»...
Dato che Tuiach si è candidato con la Lega di Matteo Salvini, bisognerebbe domandarsi perché lui guardi al suo biscotto e non si domandi perché il tizio che ha rubato 49milioni di biscotti sottratti agli italiani proponga di detassare chi ha tanti biscotti e di aumentare le tasse a chi ne ha solo uno. Lui guarda al suo piatto, ma non di domanda perché la Lega abbia firmato la legge che impone agli stranieri di dover presentare domanda di asilo e la legge della Lega che vieta agli stranieri di poter lavorare durante l'iter della loro richiesta. La realtà il disegno è errato, perché dovrebbe mostrare l'uomo che fa il nazionalista mentre si porta i suoi tanti biscotti in Lussemburgo che ammanetta il povero al solo fine di impedirgli di potersi procurare biscotti, raccontando all'operaio che vorrebbe prendersi il suo.
Ed è surreale che qualcuno guardi quella vignetta e possa pensare che il problema sarebbe chi non ha nulla e non chi ha un mucchio di biscotti ed aizza all'odio l'operaio con lo scopo di procurarsi altre montagne di biscotti dietro la promessa di lasciargli quell'unico biscotto.

Quella aizzata da Salvini e da Tuiach è dunque una guerra tra poveri, scorporata da ogni realtà vada oltre alla semplificazione mirata alla creazione di contrapposizioni, magari evitando di osservare che un "decreto sicurezza" che crea clandestinità è ciò che impedisce ai lavoratori stranieri di poter lavorare nella legalità (e dunque di pagare le tasse, contribuendo ai servizi anziché far arricchire qualcuno con il loro sfruttamento illegale). Si tace anche sul fatto che i soldi per l'immigrazione (che arrivano anche dai cittadini di altri Paesi europei, portando reddito all'Italia) sono parte del disavanzo di bilancio e non potrebbero essere investiti in alcun altro modo. E se il costo medio per l’accoglienza di un singolo migrante va dai 30 euro ai 35 euro giornalieri, tutto il resto finisce nel pagare la guardia costiera, i servizi socio sanitari e tutte persone che lavorano nel settore (di fatto, creando occupazione da un disavanzo).

Accettare la teoria di Tuiach significa compiacere chi si arricchisce dicendo al povero che dovrebbe odiare chi è più povero di lui mentre trae profitto economico personale da quella guerra tra poveri. Il tutto con il rischio che la figura dell'immigrato possa essere sostituito con altre: se l'altro è visato come un "costo", Tuiach potrebbe iniziare a dire che i costi di un malati di tumore gli tolgano il suo biscotto e che lui non voglia occuparsi di loro. Potrebbe dire che le scuole devono essere pagate solo da chi ha figli perché non sono di interesse diretto per chi non ne ha. Potrebbe iniziare a proporre odio contro chiunque, inneggiando alla teoria per cui l'altro sarebbe un qualcuno che ci toglie qualcosa (magari sostenendo che lo accuserebbero essere «ignorante» perché vuole tenersi il biscotto quando in realtà il problema è che paia non comprendere che il tema non sia così semplice e che in un Paese in cui la popolazione sta invecchiando, serve l'immigrazione se vuole che qualcuno possa pagargli la pensione).

Il tema non dovrebbero essere i biscotti ma il tema dell'equity, ossia una seria politica di ridistribuzione delle risorse per offrire a tutti pari opportunità. Ma il populismo preferisce proporre uno scontro semplicistico, con Salvini che inveisce contro imprecisati «professoroni», «ricconi» e «radical chic» mentre lui chiede di essere pagato decine di migliaia di euro al mese per togliere agli ultimi e lasciare le briciole agli italiani, magari ripetendo il suo slogan per cui quello sarebbe far venire «prima gli italiani» rispetto ai falsi nemici che si è inventato. Nel mentre, il ricco borghese che preferiva i centri sociali agli studi otterrà profitti di quell'odio o potrà continuare a portarseli in Lussemburgo, ma Tuiach sarà felice di avere briciole di biscotto.
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