Adinolfi si improvvisa azzeccagarbugli: «La condanna di Cappato è giuridicamente inevitabile»


Se fortunatamente Mario Adinolfi non ha alcun peso politico, è fastidioso dover subire le sue continue molestie da prepotente che si è potuto sposare tutte le mogli che voleva mentre se ne va in giro a sbraitare che lui esige si vieti agli altri di poter contrarre un matrimonio con la persona amata. Intenzionato a decidere come gli altri debbano nascere, chi debbano amare, chi possano sposare o con quanta sofferenza debbano morire, quest'oggi ha deciso di ribadire che i malati non devono poter scegliere perché lui esige siano condannati a soffrire in nome nel nome del suo becero bigottismo di bassissima lega. In altre parole, dice che io non debba poter decidere come morire dato che lui, che comunque avrebbe piena libertà di scelta e potrebbe soffrire sino a soffocarsi con la sua stessa saliva, pretende di impormi inutili sofferenze contro la mia volontà.

Asserendo che lui ha deciso che Marco Cappato debba essere arrestato perché rispetta il volere dei malati al posto di usare la loro differenza per profitto personali com'è solito fare lui, è con la sua solita arroganza da bulletto che il fondamentalista scrive:


Chi glielo spiega ora che la legge non si basa sul suo odio e che le decisioni le prendono i giudici e non certo un bulletto integralista che cerca di far soldi insultando chi si mette in gioco in prima persona per difendere la libertà altrui? Evidentemente questo tizio non conosce vergogna mentre sbraita che i diritti costituzionali altrui dovrebbero essere calpestati sulla base dei suoi tiramenti.

Quasi a voler sottolineare la sua ostentata propensione alla violenza e all'insulto, è dall'altro del suo zero-virgola-nulla che Adinolfi si premura di insultare e denigrare chi esprime opinioni contrarie alle sue:


Sarà che lui e il "direttore" di quella porcata che insulta il simbolo del cristianesimo, ma un tizio che dice di essere "giornalista" dovrebbe sapere che i diritti non dipendono dai consensi e che una foto decontestualizzata ha persino meno valore della sua parola.
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