Coronavirus. Silvana De Mari si dichiara pronta a uccidere 1.200.000 persone per potersene andare a spasso


La signora Silvana De Mari continua a cercare di fomentare rabbia sociale attraverso il suo sostenere che la salute pubblica verrebbe dopo gli egoismi personali e che lei è dalla parte di chi non vuole fare la propria parte nella battaglia contro il Coronavirus (tanto lei se ne sta a casa a vendere i suoi libri durante le sue dirette Facebook, mica al pronto soccorso a salvare la vita ai contagiati).

Con la sua solita retorica violenta, è in un articolo intitolato "Meglio morti, subito, da uomini liberi che morti schiavi un po’ più in là" che la fondamentalista torna a sostenere che gli esperti di tutto il mondo darebbero tutti degli imbecilli visto che lei si auto-proclama la più grande scienziata mai esistita sulla terra come dicono quei suoi amichetti che la idolatrano in quanto omofoba e pronta a sostenere che i gay sarebbero "sbagliati" perché non esisterebbe sessualità quando la donna non resta gravida. E dato che al peggio non pare esistere fine, la signora ci regala anche frasi come: «Sarei però disposta ad andare a morire in una trincea o in montagna con un mitra in mano per salvare libertà del mio paese» parlando di come lei ritenga che il senso del "siamo pronti alla morte" presente nel nostro inno significherebbe sacrificare la vita degli anziani pur di compiacere le voglie dei populisti. Ed è proprio scrivendo nero su bianco come per lei la vita di un anziano non varrebbe nulla, dichiara che «il coronavirus ucciderebbe il 2% la popolazione, nella peggiore delle ipotesi 1.200.000 persone, in maggioranza persone anziane e defedate».
Curioso sarebbe anche conoscere su quali basi la signora si inventi che «il coronavirus ucciderebbe il 2% la popolazione» quando i dati dell'Istituto Superiore di Sanità individuano un tasso di mortalità pari al 5,8% dei casi totali, portando il numero di persona da lei ritenuto sacrificabile a 3.480.000 cittadini.

Ma dato che la sua ossessione è sostenere che i migranti debbano essere lasciati morire in mare dato che lei li odia, che la Chiesa Cattolica farebbe schifo perché non appoggia i fondamentalisti di estrema destra e che le donne povere dovrebbero essere costretta a partorire approfittando della loro situazione, la signora afferma pure: «Non mi diverte l’idea di morire, ma sono stata al mondo 67 anni e tutto sommato non mi sembra nemmeno così tragica. Riapriamo le porte. Il 3 aprile data massima, diamo un’ora d’aria ai bambini, i cani si possono portare fuori i bambini no, il 10 ricominciamo a riaprire negozi e aziende o la gente morirà. Apriamo così che anche la sempre più pavida e minuscola Chiesa Cattolica, o il poco che ne rimane, riesca a tirar fuori il naso, questa chiesetta piccina piccina che non ha fiatato sulle chiese chiuse, purché restassero aperti i porti e sempre gratuite le pratiche abortive».
Non pare andar meglio con la sua solita frase d'effetto posta in chiusura al suo proclamo integralista, nella quale afferma: «Meglio morti che richiusi. Lo abbiamo sempre detto che per la libertà vale la pena di rischiare la vita. Avevamo ragione. La libertà vale più della vita». Ma forse dovrebbe avere l'onestà intellettuale di dire che la sua teoria si basa sul sottintendere che gli egoismi spacciati per "libertà" dovrebbe valere più della vita altrui, perché nessuno dei suoi proseliti le darebbe mai retta se immaginasse di poter essere lui a dover crepare in terapia intensiva mentre la signora De Mari lo ha ha sacrificati pur di potersene andarsene a spasso.
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