Il contagio uccide, ma Salvini preferisce cercare consensi anteponendo gli egoismi alla vita umana
Matteo Salvini si dice contrario alla prudenza, sostenendo che tutti gli sforzi per contenere la diffusione del Coronavirus dovrebbero essere buttate al vento per compiacere quei suoi elettori a cui non frega nulla dei morti. Ed è così che attacca l'ipotesi di riaprite con calma e di monitorare la situazione al posto di dire "liberi tutti" e far finta che nulla sia successo.
Cercando di fomentare rabbia e di suggerire un golpe per prendersi quei "pieni poteri" che non era riuscito ad ottenere attraverso il suo razzismo, è sostenendo che gli italiani sarebbero con luci che dai giornali chiosa: «Tantissimi cittadini ci chiedono di organizzarci, non solo in Rete, per farci vedere e sentire. Sicuri, con le mascherine, a distanza, pacifici e determinati, noi siamo pronti». «Se ci sarà bisogno di uscire di casa per riprenderci la nostra libertà lo faremo».
In quella sua retorica per cui la tutela della salute pubblica dovrebbe essere vista come un affronto e non come una difesa dei cittadini, è con il suo populismo di bassa lega che il padano sbraita: «Ora basta, dopo 47 giorni di reclusione, possiamo dire, a nome di milioni di italiani, basta. Fateci uscire, fateci guadagnare, fateci lavorare, fateci tornare a fare una vita».
E se poi i cittadini moriranno con i numeri registrati nella lombardia leghista? Il padano non pare curarsene, proponendo quella sua retorica per cui lui compiace gli egoismi senza preoccuparsi delle conseguenze. Ed ovviamente per lui tutto è pretesto per fomentare rabbia e creare divisioni sociali dato che il populismo si basa su di esse e il disfattismo è ciò che può portargli profitti personali.
A proposito, non è stupefacente che questo sia quello stesso Salvini che si lamentava per la sua convocazione in tribunale il 4 luglio sostenendo che i processi non dovessero ripartire per via della pandemia?