Il fondamentalismo organizzato vuole denunciare Conte per aver anteposto il bene comune alle loro pretese
I fondamentalisti Jacopo Coghe, Toni Brandi e Massimo Gandolfini risultano tra i principali firmatari di un comunicato stampa che mira a sfruttare l'egoismo dei singoli e il bigottismo religioso come pretesto per fomentare odio contro chi combatte la diffusione del Coronavirus.
Dicendosi scandalizzati perché in Italia le leggi le decide il governo e non i vescovi, i fondamentalisti attaccano la cautela nella riapertura delle attività dicendo che loro volevano venire prima degli altri. Ed è facendo becero populismo che se ne escono con frasi come:
Il dpcm sarebbe “illogico” in quanto non avrebbe senso vietare le Messe e permettere, invece, i funerali che altro non sono che solo un particolare tipo di funzione liturgica, cosa che già di per sé dimostrerebbe che, dunque, le Messe potrebbero essere ripristinate, seguendo gli stessi standard igienici raccomandati per i funerali.
In realtà c'è una certa differenza nel permettere ad un massimo di 15 persone di poter dare l'ultimo saluto ad un defunto o dover permettere messe aperte al pubblico che si potrebbero tranquillamente guardare in televisione.
Ma è sostenendo che loro pretendono di poter fare quello che vogliono anche se le loro scelte porterebbero a causare danni alla collettività che i fondamentalisti si scagliano contro l'impossibilità di radunare centinaia di persone come purtroppo avviene anche per i funerali dei boss mafiosi:
Sarebbe “illogico” anche, rispetto alla natura laica dello Stato, a cui si demanda la scelta su chi possa partecipare ai funerali, stabilendo persino un limite massimo di 15 presenze che non può rappresentare un parametro numerico unico ed assoluto per tutte le chiese italiane (dalle più piccole alle più grandi, come se le condizioni di sicurezza potessero essere le medesime in spazi tanto diversi).
In realtà Coghe, Brandi e Gandolfinii paiono voler fare polemiche basate sul nulla dato che sino a ieri nessun familiare poteva partecipare alle funzioni funebri e la modifica è già una grossa apertura in quella necessità di cercare un compromesso tra la tutela degli affetti e la sicurezza pubblica.
Ed è interessante che i tre dicano che due gay non devono potersi sposare perché loro sostengono che il matrimonio sia un fatto pubblico che deve vederli impegnati a lottare contro la libertà altrui di poter ottenere le medesime tutele di cui loro godono a piene mani mentre dicono che i loro interessi dovrebbero essere affari loro anche se potrebbe uccidere altri. Al solito, hanno due pesi e due misure in quel pretendere poter fare tutto ciò che vogliono mentre esigono che gli altri siano obbligati a fare quello che vogliono loro.
Si passa così al vittimismo di chi dice che loro vogliono essere considerati superiori alla legge e che l'uso della religione dovrebbe dispensarli dai loro doveri:
Ma soprattutto, il Decreto appare “ingiusto” perché, con i suoi dettami nega “alla Chiesa la libertà di organizzazione” e il “pubblico esercizio del culto” assicurati invece dall’art. 2 del Concordato e dall’art. 7 della Costituzione e, aspetto ulteriormente grave, finge di ignorare che l’eccezionale sospensione del culto può avvenire solo “previo” consenso della CEI: non spetta, infatti, certo alla Presidenza del Consiglio, come si sottolinea nel comunicato, “concedere” una qualunque forma di “accordo” per riaprire il culto, “che, al contrario, lo Stato non può unilateralmente negare senza calpestare -discriminandola- la libertà religiosa e dunque la libertà stessa di tutti”.
A detta dei tre integralisti, a decidere della salute pubblica dovrebbero essere quei preti che non contribuiscono pagare le spese delle terapie intensive in cui finiranno chi si contagerà a causa della loro mancanza di prudenza. Ed è in conclusione, che i tre dicono di voler denunciare Conte perché ha anteposto al salute pubblica agli egoismi dei fondamentalisti:
Per questo, le associazioni firmatarie chiedono con forza al Governo di rivedere le proprie posizioni in merito, diversamente, sostengono, “non esiteremo a supportare le associazioni che per natura statutaria stanno potranno direttamente impugnare del DPCM 26 aprile 2020 avanti ai Tribunali della Repubblica”.
Curiosamente nessuno di loro ha denunciato Salvini quando sequestrava esseri umani o quando prometteva che lui non avrebbe permesso di poterli salvare dalle acque del mediterraneo. E questi vogliono definirsi «pro-vita» mentre promuovono la cultura della morte della sopraffazione?
Ovviamente a curarsi della loro denuncia sarà quel gruppo integralista che affiancò Gandolfini nel suo tentativo di vietare il riconoscimento dei diritti costituzionali dei gay attraverso la richiesta di negare dignità alle loro famiglie.
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