Il senatore leghista Pillon invita a insultare i gay prima che la legge possa punire l'odio


Secondo il leghista Simone Pillon, poter uscire di casa senza dover temere di essere picchiati sarebbe «un capriccio». Ovviamente dice anche che prima bisognerebbe pensare a quella pandemia che non gli interessa quando il suo "capitano" cerca voti violando ogni disposizione sanitaria, così come pare non essersi neppure sprecato nel vomitare il so odio contro la proposta di legge Zan dato che lo troviamo a ricopiare fedelmente la propaganda di Jacopo Coghe, ossia il leader della lobby di Brian Brown di cui Pillon è faccendiere.

Il risultato è questo post di rara violenza ideologica, partito da un tale che si vanta di odiare i cittadini sulla base del loro orientamento sessuale:


Afferma anche che lui non permetterà che chi delinque possa essere punito. Poi, spacciando per il Milano Pride un evento che col Milano Pride non aveva nulla a che fare (ma si sa che ai "cristianissimi" leghisti piace molto dare falsa testimonianza se serve a seminare zizzania e ad odiare il prossimo loro), il leghista invita i suoi proseliti a dare libero sfogo ai peggiori insulti omofobi quasi come se l'insultare i gay lo eccitasse come una scolaretta:


Opponendo i i gay a chi va a messa quasi come se il senatore fosse troppo leghista per riuscire a comprendere che anche i gay possono andare a messa, si passa a deridere chi usa i preservativi al posto di invitare il bambini al sesso bareback come la sua setta è solita fare. Eppure non aveva nulla da dite quando il suo amatissimo Salvini non usava la mascherina, se ne fregava del distanziamento sociale e cercava voti baciando persone anziane (e dunque a rischio). Ma evidentemente a lui interessa spargete odio, mica dire cose che abbiano senso...












Ovviamente Pillon parrebbe voler sostenere che la colpa sua dei gay e non certo del suo "comandante" leghista se ci sarà un ritorno di quell'epidemia che i populisti negano sia mai esistita, tranne quando gli serve contro qualcuno.
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