L'arcivescovo Carlo Maria Viganò ha dichiarato guerra a Papa Francesco. Gli integralisti vogliono lo scisma?


L'arcivescovo Carlo Maria Viganò è il leader del fondamentalismo integralista sedicente "cattolico" e guida del fronte sovversivo che vorrebbe eliminare Papa Francesco perché non razzista, intolleranze e xenofobo quanto loro vorrebbero.
In un articolo scritto per il blog integralista “Chiesa e PostConcilio”, è rifacendosi alla propaganda di LifeSiteNews (ossia dell'organismo internazionale che gestisce il fondamentalismo organizzato e che detta la linea d'odio che viene portata avanti anche da Provita Onlus o La Nuova Bussola Quotidiana) per sostenere che «non vi è volontà divina positiva né diritto naturale per la diversità delle religioni».
In altre parole, la sua premessa è che lui sarebbe il detentore della realtà divina e che lui non debba dialogare con altre confessioni perché lui le ritiene inferiori alle sue. Ed è dicendo che lui preferiva il Medioevo che il fondamentalista se ne esce asserendo che «il monstrum generato nei circoli dei modernisti poteva all’inizio trarre in inganno, ma crescendo e rafforzandosi, oggi si mostra per quel che veramente è, nella sua indole eversiva e ribelle. La creatura, allora concepita, è sempre la medesima e sarebbe ingenuo pensare che la sua natura perversa potesse mutare. I tentativi di correzione degli eccessi conciliari si sono rivelati fallimentari».

In quel suo sostenere che ogni sua pretesa contro le idee e contro la natura sarebbero una fantomatica "legge naturale" che guarda-caso comprenderebbe ogni sua più opinabile opinione, parte un attacco al Concilio Vaticano II:

Questo “spirito del Concilio” è la patente di legittimità che i novatori oppongono ai critici, senza accorgersi che è proprio confessando quell’eredità che si conferma non solo l’erroneità delle dichiarazioni attuali, ma anche la matrice ereticale che dovrebbe giustificarli. A ben vedere, mai nella vita della Chiesa si è avuto un Concilio che rappresentasse un tale evento storico da renderlo diverso rispetto agli altri: non si è mai dato uno “spirito del Concilio di Nicea”, né lo “spirito del Concilio di Ferrara-Firenze”, e men che meno lo “spirito del Concilio di Trento”, così come non abbiamo mai avuto un “postconcilio” dopo il Lateranense IV o il Vaticano I.
Il motivo è evidente: quei Concili erano tutti, indistintamente, l’espressione della voce unisona di Santa Madre Chiesa, e per ciò stesso di Nostro Signore Gesù Cristo. Significativamente quanti sostengono la novità del Vaticano II aderiscono anche alla dottrina ereticale che vede contrapposto il Dio dell’Antico Testamento al Dio del Nuovo, quasi si potesse dare una contraddizione tra le Divine Persone della Santissima Trinità.

Quindi Viganò dice che il Dio che predicava l'amore sarebbe lo stesso Dio che in libri scritti da uomini veniva dipinto come un violento che benediva i massacri, invitava a compiere stupri e si dilettava ad ammazzare la gente.

Parte così invito alla secessione, dicendo che chi non odia e non cerca di dominare gli altri verrà punito da Dio:

Giunge un momento nella nostra vita in cui, per disposizione della Provvidenza, ci è posta dinanzi una scelta determinante per il futuro della Chiesa e per la nostra salvezza eterna. Parlo della scelta tra il comprendere l’errore in cui siamo caduti praticamente tutti, e quasi sempre senza cattive intenzioni, e il voler continuare a volgere altrove lo sguardo o giustificarci.
Abbiamo, tra gli altri errori, commesso anche quello di considerare i nostri interlocutori come persone che, pur nella diversità delle idee e della fede, fossero comunque animate da buone intenzioni, e che qualora riuscissero ad aprirsi alla nostra Fede, sarebbero stati disposti a correggere i loro errori. Insieme a numerosi Padri conciliari, abbiamo pensato l’ecumenismo come un processo, un invito che chiama all’unica Chiesa di Cristo i dissidenti; all’unico vero Dio gli idolatri e i pagani; al promesso Messia il popolo ebraico. Ma, ad iniziare dal momento in cui è stato teorizzato nelle Commissioni conciliari, esso è venuto configurandosi in netta opposizione alla dottrina sino ad allora espressa nel Magistero.

Tirando fuori le polemiche fondamentaliste contro la Pachamama portata avanti da persone come Silvana De Mari (nota per la sua curiosa visione del suo curioso "cristianesimo"), aggiunge:

Sconcerta che di questa corsa verso l’abisso siano consapevoli in pochi, e che pochi si rendano conto di quale sia la responsabilità dei vertici della Chiesa nell’assecondare queste ideologie anticristiane, quasi a volersi garantire uno spazio e un ruolo sul carro del pensiero unico. E stupisce che ancora ci si ostini a non voler indagare le cause prime della crisi presente, limitandosi a deplorare gli eccessi di oggi quasi non fossero la logica ed inevitabile conseguenza di un piano orchestrato decenni orsono. Se la pachamama ha potuto esser adorata in una chiesa, lo dobbiamo a Dignitatis humanae.

Parte così l'attacco al pontificato di papa Francesco:

Il Concilio è stato utilizzato per legittimare, nel silenzio dell’Autorità, le deviazioni dottrinali più aberranti, le innovazioni liturgiche più ardite e gli abusi più spregiudicati. Questo Concilio è stato talmente esaltato da essere indicato come l’unico riferimento legittimo per i Cattolici, chierici e vescovi, oscurando e connotando con un senso di spregio la dottrina che la Chiesa aveva sempre autorevolmente insegnato, e proibendo la perenne liturgia che per millenni aveva alimentato la fede di un’ininterrotta generazione di fedeli, martiri e santi. Tra l’altro, questo Concilio ha dato prova di essere l’unico che pone così tanti problemi interpretativi e così tante contraddizioni rispetto al Magistero precedente, mentre non ce n’è uno – dal Concilio di Gerusalemme al Vaticano I – che non si armonizzi perfettamente con l’intero Magistero e che necessiti di una qualche interpretazione.
Lo confesso con serenità e senza polemica: sono stato uno dei tanti che, pur con molte perplessità e timori, che oggi si rivelano assolutamente legittimi, hanno dato fiducia all’autorità della Gerarchia con un’obbedienza incondizionata. In realtà penso che molti, ed io tra questi, non abbiamo inizialmente considerato la possibilità di un conflitto tra l’obbedienza ad un ordine della Gerarchia e la fedeltà alla Chiesa stessa. A rendere tangibile la separazione innaturale, anzi, direi perversa, tra Gerarchia e Chiesa, tra obbedienza e fedeltà è stato certamente quest’ultimo Pontificato.

Si passa così a proporre quel "il mio papa è Benedetto" che Salvini si è fatto scrivere sulla maglietta di indicazione di Steve Bannon, un personaggio assai vicino ai fondamentalisti di estrema destra:

Nella camera lacrimatoria adiacente la Sistina, mentre mons. Guido Marini predisponeva il rocchetto, la mozzetta e la stola per la prima apparizione del “neoeletto” Papa, Bergoglio esclamò: “Sono finite le carnevalate!”, ricusando con sdegno le insegne che tutti i Papi fino ad allora avevano umilmente accettato come distintive del Vicario di Cristo. Ma in quelle parole c’era qualcosa di vero, ancorché detto involontariamente: il 13 Marzo 2013 cadeva la maschera dei congiurati, finalmente liberi della scomoda presenza di Benedetto XVI e sfrontatamente orgogliosi di esser finalmente riusciti ad promuovere un Cardinale che incarnasse i loro ideali, il loro modo di rivoluzionare la Chiesa, di renderne preteribile la dottrina, adattabile la morale, adulterabile la liturgia, abrogabile la disciplina. E tutto questo è stato considerato, dagli stessi protagonisti della congiura, la logica conseguenza e la ovvia applicazione del Vaticano II, secondo loro indebolito proprio dalle criticità espresse dallo stesso Benedetto XVI.

Mischiano omofobia, misoginia e odio, il signor Viganò inizia a inveire che lui non vuole possa esserci rispetto per il prossimo è che è in nome delle truffe culturali che si sono inventati i neofascisti che lui non vuole l'attuale papa:

Quello che da anni sentiamo enunciato, vagamente e senza chiari connotati, dal più alto Soglio, lo ritroviamo poi elaborato in un vero e proprio manifesto nei sostenitori dell’attuale Pontificato: la democratizzazione della Chiesa tramite non più la collegialità inventata dal Vaticano II, ma il synodal path inaugurato al Sinodo per la Famiglia; la demolizione del sacerdozio ministeriale tramite il suo indebolimento con le deroghe al Celibato ecclesiastico e l’introduzione di figure femminili con mansioni quasi-sacerdotali; il passaggio silenzioso dall’ecumenismo rivolto ai fratelli separati ad una forma di pan-ecumenismo che abbassa la Verità dell’unico Dio Uno e Trino al livello delle idolatrie e delle superstizioni più infernali; l’accettazione di un dialogo interreligioso che presuppone il relativismo religioso ed esclude l’annuncio missionario; la demitizzazione del Papato, perseguita dallo stesso Bergoglio come cifra del Pontificato; la progressiva legittimazione del politically correct: teoria gender, sodomia, matrimoni omosessuali, dottrine malthusiane, ecologismo, immigrazionismo... Non riconoscere le radici di queste deviazioni nei principi posti dal Concilio rende impossibile qualsiasi cura: se la diagnosi si ostina contro l’evidenza ad escludere la patologia iniziale, non può formulare una terapia idonea.

Arriva così il suo sostenere che una Chiesa che non serve a discriminare sarebbe un «inganno»:

Ecco, come onestamente e serenamente ho obbedito ad ordini opinabili sessant’anni fa credendo che rappresentassero l’amorevole voce della Chiesa, così oggi con altrettanta serenità e onestà riconosco di essermi lasciato ingannare.

A pensar male si fa peccato, ma speso ci si azzecca. non sarà che il reale scopo di queste rivendicazioni sia quello di ottenere maggiore potere nei palazzi dato che Papa Francesco ha iniziato a fare pulizia tra i fondamentalisti con cui Benedetto XVI si era circondato?
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