Monsignor Antonio Suetta sostiene i crimini d'odio: «La nuova normativa metterebbe fuori legge anche la Bibbia»


Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia, ha usato il pulpito della sua chiesa per porsi al fianco di chi commettere reati di matrice omofoba. Ripetendo a pappagallo gli slogan inventati dall'organizzazione di Toni Brandi e Jacopo Coghe, dice che una legge contro l'omofobia sarebbe «non necessaria» e che i crimini d'odio sarebbero solo «cosiddetti».
Incurante di come l'Oscad non possa registrare reati non previsti dall'ordinamento, lui giura che in Italia ci sarebbero solo «26,5 segnalazioni all'anno» di reati omofobi dato che quello è il dato che si sono inventati le destre nell'incuranza della realtà che viene raccontata dai giornali.

Il religioso arla di «una legge speciale» che dice sarebbe «pericolosa» perché lui dice che:

si aggiunge invece il rischio, assai più concreto e pericoloso che deriva dall’approvazione di una legge di questo tipo, la quale introdurrebbe nel sistema normativo uno squilibrio nel rapporto tra la libertà di opinione e il rispetto della dignità umana, che può dar luogo a derive liberticide. Si dice, infatti, che la nuova invocata legge dovrà punire “l’ istigazione a commettere atti di discriminazione o di violenza, non mere opinioni”. Ma il problema sta proprio nell’individuare la differenza tra una opinione e una reale discriminazione, il che verrebbe affidato ad una serie di valutazioni in capo ad un giudice, tenuto conto delle “condizioni di tempo e di luogo con le quali si manifesterà il messaggio, dalle modalità di estrinsecazione del pensiero, da precedenti condotte dell’ autore e così via, in modo da verificare se il fatto si possa ritenere realmente offensivo del bene giuridico protetto”. Come hanno evidenziato osservatori attenti, questa impostazione permetterebbe tranquillamente che un genitore, un vescovo, un parroco, un catechista, che nell’adempimento della loro naturale missione, abbiano esposto secondo la propria coscienza e le proprie convinzioni una valutazione educativa circa determinate condotte o promozioni di costume, possano essere sottoposti a un procedimento penale, in cui sarà da dimostrare che l’ opinione o intervento formativo non conteneva in sé intento discriminatorio, per stabilire di volta in volta se sia stato superato il confine fra “opinione” e discriminazione. La legislazione proposta inciderebbe ancora più gravemente su questioni concernenti la gestione di enti ecclesiastici o di ispirazione cristiana (come, ad esempio, la possibilità di licenziare dipendenti dei predetti enti che tengano nella vita privata un comportamento non conforme alla dottrina, la necessità di evitare ogni espressione o misura organizzativa che distingua gli uomini dalle donne – ad esempio nei bagni o negli spogliatoi, nelle classi scolastiche o anche nelle competizioni sportive – essendo una siffatta distinzione “binaria” contraria al divieto di discriminazione basato sull’ identità di genere). Qui si introduce il tema della verità delle questioni in gioco. Com’è noto, orientamento sessuale e identità di genere sono al centro di un dibattito che va avanti da molti anni, e non solo in Italia, sulla libertà educativa e sulla famiglia. Si tratta di questioni rispetto alle quali come cristiani dobbiamo conservare e promuovere il diritto ad una diversità e libertà di pensiero.

Se il dibattito se lo sono inventati loro e se sono loro a non voler lasciar vivere in stata pace le famiglie gay, vergognoso è come il prete dia falsa testimonianza negando che all'interno della legge non ci sarà spazio per il reato di propaganda. Ma Suetta lui insiste:

Da tempo, e a ragion veduta, si parla infatti, della cosiddetta “dittatura del pensiero unico”. Un modo di sentire “politicamente corretto”, che piace ai media e ai salotti televisivi, ma che dimentica di andare in fondo alla verità delle cose, in nome del relativismo, per il quale ogni opinione può diventare legge. Ma se questo è sotto gli occhi di tutti, mi spaventa ancora di più, come pastore, pensare che articoli stessi del Catechismo e passi della Bibbia possano da un giorno all’altro diventare perseguibili per legge. Desidero rivolgere, pertanto, un appello accorato a tutti politici cattolici e a coloro che perlomeno si ispirano a principi cristiani, affinché facciano sentire la loro voce e nel dibattito politico in corso rivendichino la libertà di pensiero di tutti e dei cristiani. Non si può accettare infatti che una legge, perseguendo un obiettivo “ideologico”, metta a rischio la possibilità di annunciare con libertà la verità dell’uomo, sia pur con l’ obiettivo di prevenire forme di discriminazione contro le quali, come già ricordato, è sufficiente applicare le disposizioni già in vigore, unitamente ad una seria prevenzione, non necessariamente penale, per scongiurare l’offesa alla persona, chiunque essa sia”.

Davvero non capiscono che picchiare un gay non sia "unì'opinione" o fanno solo finta di non capirlo per essere dalla parte dei carnefici.
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