Sabino Paciolla rivendica la "libertà" di sbraitare in faccia ai bambini che lui li reputa sbagliati


Sabino Paciolla dovrebbe provare a pace col suo cervello. Sul suo bloggettino di propaganda integralista, sostiene che non servirebbe alcuna legge contro l'omofobia perché lui dice che i gay sarebbero fin troppo accettati dalla società. Peccato che, non appena smesso di recitate a pappagallo gli slogan della lobby integraliste, lo si trovi a dar di matto perché alcuni preti non dicono ai ragazzi gay che dovrebbero vergognarsi di esistere dato che non risultano conformi ai pruriti sessuali di Pillon.

In un articolo di tal Miguel Cuartero Samperi, è inveendo contro un padre gesuita che ha osato esprimere sostegno alla comunità LGBT che sul blog di Paciolla leggiamo:

Troppo spesso i giovani che si presentano dai sacerdoti esplicitando tendenze omosessuali vengono invitati ad assecondarle, ad “accettarle”, ad “accettare sé stessi” e a non provare sentimenti di vergogna o amarezza per la propria “condizione”. Escludendo il numero (non indifferente) di sacerdoti con tendenze omosessuali, bisogna tener conto che molti sacerdoti sono passibili di denuncia se contraddicono la vulgata favorevole alle istanze LGBT. Inoltre molti di loro non sono ben preparati sull’argomento o non riescono ad offrire percorsi adeguati. Infine ci sono coloro che (per ignoranza o malafede, non entreremo nel merito) sono convinti che la Chiesa sbagli nel considerare la pratica omosessuale un peccato (così come molti sacerdoti considerano eccessivo astenersi dai rapporti prematrimoniali tra fidanzati o proibire l’uso degli anticoncezionali, cose che di fatto hanno smesso di predicare).

Secondo il gergo fondamentalista, un naturale orientamento sessuale creato da Dio diventa «una condizione» e «una tendenza», portandosi a dire che solo chi ha i loro pruriti sessuali debba poter vivere la propria sessualità senza trovarsi il Paciolla che urla in faccia ai bambini il suo disprezzo. Ed è interessante che si lamenti di una legge contro le discriminazioni dicendo che quelle discriminazioni non esisterebbero mentre sbraita come un indeterminato che le sue vittime non siano rese oggetto di discriminazione.
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