Discriminazione tra discriminazioni, una legge per spazzare via l'ipocrisia


Mi si conceda una metafora calcistica, se esistono (ed esistono) discriminazioni "di serie A" e discriminazioni "di serie B", l’omotransfobia e la misoginia sono insubbiamente in Lega Pro zona retrocessione.

Fondamentalmente ho sempre riscontrato, in ambiti più o meno inclusivi, questa sorta di discriminazione tra le discriminazioni che vede il razzismo e l’antisemitismo estremamente più disprezzati socialmente rispetto all’omofobia e, in fin dei conti, anche alla misoginia. Quando in realtà, parrebbe lapalissiano, il disprezzo e la stigmatizzazione di tali condotte dovrebbe essere espresso in egual misura in ogni differente situazione.

Fateci caso: una battuta omofobica, transfobica, bifobica o misogina viene detta con la stessa disinvoltura con cui ne viene detta una razzista o antisemita?
Proiettatevi in tre contesti che vi cito in questo momento, a titolo meramente esemplificativo: pausa caffè tra colleghi di lavoro, cena informale tra amici, pranzo familiare allargato in occasione di una ricorrenza. Ora, pensate a quanti “frocio”, “finocchio”, “culattone”, “troia” e a quanti “negro”, “muso giallo” e “giudeo” avete sentito.

Ho vissuto finora 28 anni e vi assicuro che, ahimè, non c’è minimamente paragone tra queste tipologie di “bersagli” dell’odio e dell’ignoranza.
Quotidianamente mi sorbisco battute di stampo omotransfobico e misogino senza nessuna/o mai che si ponga il dubbio di offendere qualcuna delle persone presenti, o che provi a manifestare dissenso. Mai.
Vidi invece una persona, in uno dei sopra citati contesti, che osò fare un discorso di stampo antisionista, con una serie di argomentazioni a parer mio valide ma che evito di approfondire in questa sede, e che fu guardata come si guarda un assassino. Strano. “Dispiace”, come direbbe Paolini. Anche perchè, banalmente, antisionismo e antisemitismo non sono nella maniera più assoluta assimilabili. La prima è una discriminazione rivolta al popolo ebraico, la seconda è un’avversione rispetto a un movimento politico-religioso. Facciamo attenzione a distinguere. Sarebbe un comportamento similare a quello di tacciare di omofobia chiunque contesti politicamente un'associazione LGBT. Si deve contestualizzare, sempre.

Se fosse ben chiara l'unica verità storica accettabile, ossia che le dittature totalitarie sterminarono (e a certe latitudini sterminano ancora) la popolazione LGBT e che la misoginia ha prodotto, e genera ancora ogni anno, centinaia di migliaia di fatti delittuosi, vi sarebbe una soglia di tolleranza meno lasca.

La campagna “Black lives matter”, nata con scopi estremamente validi e condivisibili, nè è stata però una prova schiacciante, la prova che inchioda l’imputato (che in questo caso risponde al nome di “Ipocrisia”).
Una cerchia ristretta di attiviste/i hanno deciso di cominciare a operare una censura selettiva, o un’induzione a essa, talvolta talmente forzata e ridicola da sortire l’effetto opposto fornendo argomenti di attacco alle destre sovraniste e oscurantiste, di contenuti cinematografici, musicali o di determinati brand. Ma si sono casualmente dimenticati di tutte le altre forme di discriminazione.
Una scena di “Scrubs” in cui J.D. si tinge la faccia di nero (con peraltro Turk a fianco che si dipinge a sua volta di bianco) e un personaggio di “Via col vento” (contestualizzato storicamente e premiato) possono davvero generare più disapprovazione rispetto ai migliaia di “frocio” e “puttana” del cinema internazionale degli ultimi trent’anni? Strano, ribadisco.

Inoltre è lecito domandarsi chi si possa assumere l’onere, magari esercitando qualche libera docenza, di stabilire cosa costituisca discriminazione e cosa sia invece passabile come satira, senza nessuna riserva di approfondimento.

Sia chiaro, il ragionamento non vuole ridursi a una sfida a chi sta peggio, vuole solo far riflettere su come l’omofobia, la transfobia e la misoginia in questo paese, in un’ipotetica linea con agli estremi “discriminazione” e “opinione” si ponga nettamente verso il secondo estremo. Per questo serve una legge per spazzare via una volta per tutte questo velo di ipocrisia e per questo dobbiamo ignorare emendamenti riguardanti la libertà d’espressione.
Il confine tra libertà di espressione e condotta discriminatoria (in taluni casi vero e proprio crimine d’odio) sul piano giuridico è chiarissimo. Non è del tutto chiaro alla società civile.

Alessandro Pinarello
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