I Vescovi polacchi chiedono il ritiro della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne
La Convenzione di Istanbul è il più avanzato trattato per prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Eppure è con la scusa della fantomatica «ideologia lgbt» che i vescovi polacchi hanno deciso di dichiarare guerra al futuro e al benessere di milioni di donne.
In un atto che probabilmente passerà alla storia come un atto contro l'umanità, la conferenza episcopale ha dichiarato di «accogliere con favore l’emergere di una iniziativa per porre fine alla Convenzione di Istanbul» da parte del governo neofascista. A loro dire, infatti, bisognerebbe limitarsi a «combattere la discriminazione derivante dalle differenze di sesso, cioè le differenze biologiche tra una donna e un uomo» e non la violenza in sé. A detta loro, infatti, il rischio è che persone non binarie possano essere protette dalla violenza e a loro dispiace sapere che qualche ragazza trans non sarà massacrata a sangue grazie ai vescovi.
Voci di corrodio suggeriscono anche che l'agenda della Chiesa polacca sia il ritiro dalla Convenzione di Istanbul per l'introduzione della “Convenzione sui diritti della famiglia” proposta da Ordo Iuris, un’organizzazione legale ultraconservatrice che vuole proporre leggi contro le minorenze mentre promette di voler cogliere «un’opportunità per fermare le ideologie di sinistra dannose» proteggendo «il gruppo sociale più discriminato, la famiglia». Ma solo quella composta da un uomo e duna donna.