Rai Uno invita Gandolfini per commentare i funerali di Maria Paola (e l'omosessualità diventa «un disturbo»)


In un'Italia condannata al populismo, pare che ogni condanna dell'omotransfobia debba essere sistematicamente accompagnato da un contraddittorio che possa far sentire legittimati gli omofobi. Ed è così che per commentare la vicenda di una ragazza ammazzata dal fratello che non accettava la sua relazione con un uomo trans, Rai Uno abbia ritenudo di dover invitare quel Massimo Gandolfini che si batte da anni proprio contro la dignità e il rispetto di uomini come Ciro. E quasi come se quell'affronto non bastasse, ancor più grave è come Gandolfini ha avuto la possibilità di ribadire il suo ritenere l'omosessualità come «un disturbo» che necessiterebbe di «aiuto».

Nel corso di "Oggi è un altro giorno", Gandolfini ha dichiarato che in Italia non ci sarebbe alcuna omofobia e che lui lo ritiene «uno dei Paesi più gay-friendly del mondo». Dica anche che le persone più discriminate sarebbero gli obesi, anche se nel mondo ci sono 70 Paesi che mettono in carcere i gay e nessuno che fa altrettanto con chi è sovrappeso. Poi ha aggiunto:

L'omosessualità è un disturbo tutte le volte che si crea una differenza tra la propria identità sessuata e la percezione di sé che la persona ha. Queste persone vanno ovviamente sempre e comunque rispettate. Non dico che siano tutti disturbati, ce ne sono e quelli che chiedono di essere aiutati devono essere aiutati.

Peccato che il ritenere che le persone non conformi ai suoi dettami sessuali vadano "aiutate" è il presunto motivo che avrebbe spinto l'assassino a uccidere la sorella. Il voler giustificare quel pensiero aberrante in occasione dei funerali appare quasi come un voler dar ragione al fratello.
Eppure l'epilogo pareva scontato dato che difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare altro dal neocatecumenale che si batte contro il contrasto ai crimini d'odio mentre sostiene che l'omofobia sarebbe «una opinione» che i genitori dovrebbero poter insegnare i loro figli.

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