Se la chiamano "aggressione" a Salvini, come possono poi sostenere che i reati omofobi sarebbero "libertà"?


Qualcosa non torna. Come può Matteo Salvini sostenere che l'odio omofobico inferto a migliaia di adolescenti italiani debba essere ritenuto "libertà di opinione" se poi si mette a frignare che lui sarebbe stato vittima di una fantomatica "aggressione" solo perché una vittima della sua politica razzista si e sfogata col suo carnefice? Ovviamente si può condannare il gesto, ma chi dice che picchiare a sangue un adolescente gay sia "libertà di espressione" non può poi appigliarsi a quelle definizioni se qualcuno urla contro il loro spacciatore di populismo.


Se l'assenteista padano pare aver dispensato il suo solito menefreghismo dinnanzi al dolore c’è nel volto di una donna portata all'esasperazione dagli abusi e dal razzismo subiti e troppo spesso legittimati da una certa politica, vergognoso è come militanti leghisti si siano affrettati ad etichettare la donna come «scimmia» e «scimmiona» quasi fossero fieri del loro razzismo. E non pare andare meglio nella loro corsa a montare un caso mediatico con cui mettere a frutto il dolore di una loro vittima, arrivando a ricostruzioni fantasiose come questa:


Caso vuole, però, che la deputata non risulti aver mai condannato alcuna aggressione omofoba:


Pare curioso anche osservare come Salvini sia riuscito ad ottenere tre giorni di prognosi per quello che si vede nel video, ossia poco più di una camicia sgualcita.
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