L'assenteista padano attacca gli italiani che lavorano da casa


E un po' surreale che un assenteista cronico si permetta di insultare quei milioni di italiani che hanno sorretto l'economia italiana lavorando da casa durante il lockdown. Eppure è ricorrendo al suo populismo spicciolo che il leader leghista ha attaccato il governo, sostenendo che milioni di lavoratori siano costretti a mettere a repentaglio la propria salute suo mezzi perché lui non crede che possano lavorare senza un controllo diretto.
E se la presenza non è certo sinonimo di produttività, quello che definisce "lavoro" la sia partecipazione a fiere e sagre se n'è uscito dicendo:

Trovo tanti lavoratori che vorrebbero tornare a lavorare in presenza, in ufficio, perché lavorare da casa non permette di avere le stesse risposte. Con la riorganizzazione degli orari per me il lavoro in presenza è sempre meglio, come per la scuola.

Inveendo contro la giunta leghista che cercherà di frenare quei menefreghisti che continuano a fare assembramenti mentre gli ospedali sono al collasso, Salvini tenta di incolpare il governo di come non di spenderanno risorse pubbliche per frenare un fenomeno che lui ha più volte incoraggiato con le sue strette di mano e i suoi comizi senza mascherina:

Coprifuoco? Mettetevi nei panni di un sindaco che ha cinque agenti di polizia locali e con questi dovrebbe controllare tutto. Sono scelte che il Governo deve sostenere mettendoci uomini o soldi. Comuni e regioni non possono essere lasciati soli. Le forze dell'ordine dipendono dal Governo centrale. Se si arriva alle chiusure il Governo centrale deve muoversi.

Ma è proprio certo dia colpa del governo se la pandemia non è scomparsa mentre lui diceva di non voler indossare la mascherina, di voler partecipare ai party e di volersene fregare del distanziamento sociale? E chissà che le sue polemiche non servano a creare le condizioni per permettergli di potersi lamentare di come i mezzi pubblici siano pieni...
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