Provita Onlus si mette a raccogliere firme contro la bandiera rainbow al Municipio II di Roma

Avrebbero potuto occuparsi di migliorare la vita ai disabili o chiedere protezioni per le donne vittima di violenza, ma per Provita Onlus la priorità è quella di censurare le bandiere rainbow all'interno del Municipio II di Roma.
Tutto è iniziato quando Volt, Civici, Radicali, Italia Viva, PD e M5S hanno approvato la mozione del consigliere comunale Paolo Leccese (Volt) che stabiliva l'esposizione della bandiera LGBT insieme al trio istituzionale (Europa, Italia, Roma) nel II Municipio come risposta all'omicidio di Maria Paola e Ciro o alla violenza polacca contro la comunità lgbt. Gli unici a votare contro la mozione erano stati gli esponenti di Fratelli d'Italia, mentre la Lega era assente (tanto per cambiare).
L'idea che si possa condannare un assassino che uccide la sorella perché fidanzata con un uomo transessuale o che si possa essere preoccupati davanti ai gruppi neofascisti polacchi che dicono di voler "ripulire" le città da chiunque non sia ostentatamente sessuale deve aver sconvolto il signor Toni Brandi e il signor Jacopo Coghe, i quali sono corsi ad organizzare una raccolta firme per cancellare quel simbolo di inclusione.
Con la loro solita superbia da integralisti che dicono di detenere la verità divina contro il prossimo, i due parlano di una “scelta decisamente sbagliata e miope, considerando anche lo stato di degrado in cui versa la Capitale: con il traffico perennemente congestionato, i mezzi pubblici inefficienti, l’immondizia che straborda sulle strade, i cinghiali che scorrazzano per interi quartieri, e chi più ne ha più ne metta. La bandiera LGBT non può essere equiparata a una bandiera istituzionale: è il simbolo di una fazione ideologica di minoranza”.
La contrapposizione è tragicomica, ma si sa che ai populisti piace contrapporre cose a caso per cercare di far credere ai loro proseliti che la vita altrui possa minacciare i loro privilegi, aizzandoli conseguentemente ad atti di inumanità che possano tornare utili a chi vorrebbe vederci invasi da Putin. Ed infatti i due proseguono imperterriti a dire che la loro priorità sono i loro bisogni dato che loro se ne fregano di chi è vittima di violenze: “In una città in piena e costante emergenza, e per di più in un periodo di crisi sanitaria, non può essere la bandiera lgbt la priorità dell’amministrazione capitolina”. Peccato che si ala cultura dell'odio di cui loro si fanno promotori ad aver reso necessaria e urgente una presa di posizione delle istituzione in difesa delle loro vittime.