Cacciato di casa perché gay, ma Platinette colpevolizza la vittima


Manuel Croce, 40enne palermitano, viveva in un appartamento di proprietà dei suoi genitori. In seguito al suo coming, out, è stato sbattuto in strada da una madre che si è messa a citare il suo presunto credo religioso mentre gli urlava: «Ti ho fatto maschio e come tale devi comportarti se ci tieni a stare nella casa di mia proprietà, altrimenti vai via».
Ospite ad "ItaliaSì!" di Marco Liorni, il giovane ha raccontato la sua storia ed ha subito la violenta aggressione di Platinette. Reduce del suo tour suoi quotidiani di propaganda populista in cui Mario Coruzzi ha ripetuto il suo solito copione sul fatto che lui non vede omofobia e che lui ritiene che i gay facciano vittimismo nel loro pretendere pari diritti rispetto ad un Salvini che rottama le donne già ingravidate per sostituirle con vagine sempre più giovani, si è messo a starnazzare: «Mi permetta, né per essere crudele o indagatore, non poteva pensarci prima? Per 40 anni le è stato bene vivere con sua madre, ha accettato di vivere le regole del silenzio, e non ha mai avuto voglia di dichiararsi per le troppe difficoltà del mondo che le sta intorno. Guardi che le difficoltà le hanno tutti, non solo gli omosessuali, ad affermare se stessi».
A quel punto Platinette ha iniziato a simpatizzare per la madre, proseguendo: «Una madre, come la tua, pensa che non abbia sofferto a prendere una decisione del genere? Intanto l’ha tenuto in strada fino ai 40 anni, non l’ha mollato per strada. Forse doveva dirglielo un po’ prima. Probabilmente sua madre lo sapeva già, lei ha avuto una conferma. Ma lei non l’ha trattata bene sul fronte della confidenza che oggi lei invoca. E poi quando si è da soli e non si ha lavoro, mi rendo conto delle difficoltà, si cerca un lavoro. Lo sta cercando?».
A quel punto Monica Leofreddi ha voluto spalleggiare le accuse di Platinette, sostenendo che lei è certa che una persona adulta debba necessariamente lasciar trasparire la propria eterosessualità visto che lei sostiene che solo i ragazzini la nasconderebbero. Ed è così che ha voluto sostenere che lei non crede che la povera madre omofoba di Manuel «non abbia capito il suo orientamento sessuale», essendo un uomo e «non più un adolescente o un ragazzino difficile da decifrare».
E se in studio di smontava la tesi dell'omofobia, la madre la rimarcava: «Non voglio assolutamente che venga a casa mia accompagnato da un uomo. Io sono tradizionalista, ho una morale cattolica non ce la faccio, non riesco proprio a condividere questa cosa che mi ha tenuta nascosta per 40 anni. Può fare quello che vuole della sua vita, è un uomo adulto e libero. E io comunque lo accetto come mio figlio. Ma non davanti ai miei occhi o a casa mia. Non può costringermi a condividere la sua scelta di vita, perché mai dovrebbe scegliere tra l’amore della sua mamma e quello della sua sessualità?».
Ed è cos' che nel 2010 ci tocca subire persone che credono che l'omosessualità sia "una scelta" con un servizio televisivo finanziato con i nostri soldi che si accanisce contro la vittima e non la carnefice. Il tutto con una Platinette che ha raggiunto l'apice dello schifo dicendo che «è chiaro che [la madre] ami suo figlio» e che «ha chiesto di non subire, tra virgolette, le scelte di vita che ha scelto questo ragazzo».
L’unico ospite che non è risultato conforme al pensiero unico dell'ideologia populista è stato Jonathan Kashanian, il quale ha osservato: «Nessuno ha condannato le parole di tua mamma. Ho sentito più attaccare te, ma nessuno in una TV di servizio pubblico ha detto che una mamma che partorisce suo figlio non deve giudicare. Le mamme non ci devono ricattare, ci devono accettare».
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