Il leghista Pillon loda i pasticceri che non vendono torte ai gay, ma esige la testa di chi osa promuovere tolleranza


Il degrado valoriale promosso dal senatore leghista Simone Pillin, ossia dall'esponente della lobby di Gandolfini che si batte contro la vita, contro la libertà religiosa e contro il diritto di poter essere famiglia anche se non ritenuti conformi al loro pensiero unico, passa anche da quella sua in commentabile ipocrisia. In quella sua vita che pare orientata unicamente alla creazione di odio da cui trarre enormi profitti economici (pensiamo anche solo ai 4 miliardi che i russi hanno versato alla sua organizzazione di promozione omofobica), ama sbraitare come un indemaniato che lui sta con i sedicenti "cristiani" che nominano il nome di Dio invano per negare beni e servizi ai gay, ma poi sbraita istericamente che non è giusto licenziare chi si rifiuta di garantire tolleranza e rispetto per i clienti.

Con i suoi soliti toni violenti e rancorosi, è sulla sua pagina di propaganda che il senatore di estrema destra scrive:


La vera vergogna è un senatore che ha reso l'odio la sua fonte di reddito e che piagnucola che un dipendente non possa danneggiare un'azienda solo perché omofoba quanto lui. Vergogna. Vergogna. Vergogna.
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