Il mondo lgbt risponde al populismo della Meloni: «Sì, siamo sicuri di volere la legge Zan»


In quell'abitudine dei populisti a palare per terzi, è in parlamento che la signora Giorgia Meloni ha avuto la sfacciataggine di dire che ogni eterosessuale italiano dovrebbe pretendere che la pandemia sia usata come pretesto per affossare i loro diritti civili quasi fossero tutto come quel suo Tripodi che va in piazza con lei a dire che lui vuole essere chiamato "fr*cio". Ed è così che la signora ha chiesto: «Ma siete sicuri che gli [cittadini] omosessuali di questa nazione non avrebbero voluto vedervi al lavoro per difendere le loro attività piuttosto che su questa roba qui?».


A rispondere alla sua domanda ci hanno pensato vari personaggi del mondo lgbt. Il cantante Tiziano Ferro, l’attore e attivista Pietro Turano, l’avvocata Cathy La Torre, l’ex deputata Vladimir Luxuria, lo scrittore Jonathan Bazzi, lo storico attivista Franco Grillini, il conduttore radiofonico Diego Passoni, l’attivista Francesca Vecchioni, l’ex calciatrice Carolina Morace, Luca Paladini de I Sentinelli Di Milano, l’attore Paolo Camilli, Erika e Martina de Le Perle Degli Omofobi, il giornalista Simone, il contributor Paolo Armelli, la giornalista Luisa Rizzitelli e il giornalista Diego Accolla hanno spiegato alla populista che loro esigono quella legge dato che le persone continuano ad essere vittime di discriminazione anche durante l’emergenza sanitaria e perché «le necessità di affiancano». Ed è davanti all'evidenza di come sia propio la Meloni a far perdere tempo prezioso alla Camera attraverso l'ostruzionismo dei suoi uomini che la si invita a mettere da parte il suo odio in modo che la legge possa essere approvata in fretta per lasciare maggiore tempo ad altro.
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