L'adinolfiniana: «Non e un attacco alle trans il nostro invito a non riconoscere la loro esistenza»


Qualcosa non torna. I membri del partitino di Adinolfi che ricoprono un ruolo politico dicono che tutto ciò che scrive la Cirinnà sia un atto politico da attaccare col simbolo del loro partito omofobo, ma poi sostengono che quanto da loro scritto andrebbe segretato perché da considerarsi come l'espressione espressione una «libera cittadina che esprime il suo pensiero».
Se sarà anche vero che Adinolfi è ritenuto un sire che ha il compito di ordinare ai suoi cosa pensare e cosa dire, ma la democrazia prevedrebbe che i "pensieri personali" dei candidati siano di interesse pubblico dato che quelle persone chiedono di essere votate a rappresentanza di altri e ambiscono ad un ruolo in cui le loro "opinioni personali" saranno imposte con la forza alla popolazione.

Eppure la candidata adinolfiniana Germana Biagioni non sembra condividere quelle regole democratiche nel difendere il suo attacco alle donne trans di ieri. La signora contesta anche i termini usati, sostenendo che il suo chiedere che le donne trans non siano riconosciute non sarebbe «un attacco» a quelle donne, ma una fantomatica «difesa delle donne dotate di vagina» che lei definisce «vere donne» in opposizione alle cittadine che lei nega di attaccare.
Interessante è anche il passaggio in cui afferma che il riportare i pensieri dei candidati significherebbe «calunniare» il partito, quasi come se sapessero che c'è qualcosa di offensivo nella loro ideologia contro-natura (letteralmente, dato che loro si oppongono ad una natura che è più varia ed ampia del loro voler rapportare tutto al loro vissuto e ai loro pruriti sessuali):


Tra i commenti, viene confermata l'ideologia transfobica incarnata dal loro partitino, con la signora Bagioni che ribadisce che il suo pretendere che le donne trans siano apostrofate al maschile in opposizione al loro volere non sarebbe «un attacco». Ed ancora torna a regalarci quella supercazzola per cui il suo voler negare l'esistenza ad interi gruppi sociali servirebbe a «difendere» il suo dirsi «donna» che si vanta di avere una vagina:






Ovviamente non mancano i soliti insulti a sottolineare la rabbiosità che anima il loro partito. Andrebbe poi notato che la signora è la stessa che ha rilanciato le patetiche accuse di Adinolfi contro Gayburg sostenendo che quanto da noi scritto a titolo personale andrebbe imputato a tutti i gay del mondo. E pare un po' ipocrita che a sostenere che l'opinione di una candidata politica sia da intendersi come privata e che un articolo andrebbe imputato a persone diverse da chi l'ha scritto.
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