Salvini attacca le famiglie gay e augura la morte alla senatrice sopravvissuta ai lager nazisti

Forse Matteo Salvii ha difficoltà nello spiegare alla figlioletta che ama esibire durante i suoi processi che le ragazzine che lui si porta a letto sono figlie di pregiudicati e non le loro madri. Ma non è certo pretendendo specifiche sul ruolo sessuale ricoperto durante il concepimento sui moduli per la richiesta della carta d'identità elettronica per gli under 14 che le chiarirà perché babbo si scopa una ragazzetta che potrebbe essere sua figlia. E non pare andare meglio nel pretendere campi vuoti asserendo che lui vuole negare la pillola del giorno dopo alle adolescenti che neppure conoscono il none di chi ha aitaculato senza preservativo secondo le indicazioni del corso di educazione sessuale biblico di Maria Rachele Ruiu che Pillon ha portato in alcune scuole.
Eppure è a quegli slogan populisti che si è ridotto l'imbarazzante discorso di Matteo Salvini al Senato in occasione del voto di fiducia al governo. Davanti agli 80mila morti da Covid.19 e al suo proporsi come quello che invitava a non indossare la mascherina e a fregarsene del distanziamento sociale, l'assenteista padano ha iniziati ad elencare i più beceri slogan della propaganda populista: un divieto alle droghe leggere e soprattutto a quelle senza THC, nell'incuranza di come ciò spingerebbe molti giovani ad usare droghe ben più pericolose. Un divieto al diritto di scelta, forse orientato a produrre figli non amati che possano essere maggiormente malleabili alla sua dialettica dell'odio. Ed ovviamente è arrivato anche il suo pretendere divieto alla famiglie gay, da lui osteggiate per ottenere favori elettorali dalle sette di estrema destra.
«Pensiamo che la mamma si chiami mamma e il papà si chiami papà», ha sbraitato nel suo semplicistico populismo. Poi ha attaccato i diritti delle donne, ha svilito i diritti civili e ha ripreso una delirante frase di Beppe Grillo in cui si augurava la morte ai senatori a vita. Il chiaro riferimento è alla senatrice Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti ed ora al centro dell'odio leghista. Il padano ha infatti affermato che i senatori a vita «non muoiono mai o muoiono troppo tardi».
«Questa è la sua idea di futuro oscuro e oscurantista. Questo è il bivio a cui si trova il Paese», dichiara Alessandro Zan.