Collesalvetti, il leghista che vuole schedare i gay rivendica la sua interpellanza e tira in ballo Soros


Non è pentito e non ha alcuna intenzione di scusarsi Massimo Ciacchini, il leghista di Collesalvetti che ha chiesto la schedatura dei gay uniti civilmente attraverso un'interpellanza in cui pretendeva si indagasse sulla persino sulla «stabilità» del loro rapporto. Mettendo in bella mostra il crocefisso che si era appeso al collo e tirando in ballo persino Soros nelle sue invettive, è dalle frequenze di Telecentro 2 che il leghista ha illustrato curiose teorie su quello che lui definisce come «il problema delle unioni gay».
Il leghista ha sostenuto di essere convinto di non aver offeso nessuno co quella mozione in cui scrivva nero su bianco che «purtroppo» il suo comune è gay friendly, così come assicura che il suo aver infarcito di «se» o di «eventualmente» il testo della mozione ad incipit di aserzioni volte a a sostenere che i gay siano un costo per la società bastassero a giustificare l'accusa visto. E se basta porre una frse dubitativa per non rispondere di ciò che si dice, allora non ci sarebbe nulla di male a dire che "se Ciacchetti è un violentatore o se eventualmente fosse un camorrista, andrebbe arrestato"?
Ovviamente ha anche provato a sostenere che lui fosse il vero discriminato dato che l'Italia lo ha accusato per il testo della sua interpellanza e non per quello che lui sostiene di aver espresso in privata sede al consiglio dei capigruppo. Precisa inoltre che ad offendersi sarebbe stata solo l'Italia di sinistra dato che ai gay di destra andrebbe bene farsi insultare dai loro rappresentanti.
Riguardo alla schedatura dei gay, rigetta l'accusa dicendo che lui non ha usato quel termine. Peccato, però, il senso della richiesta fosse quell, così come non pare convincente il suo sostenere di aver avanzato la richiesta ed aver pretesto l'impiego di soldi e risorse pubbliche perché lui voleva dato statistici che è l'Istat a fornire.
Non è andato meglio quando in suo soccorso è arrivato Andrea Romiti di Fratelli d'Italia, il quale ha tendenzialmente teorizzato che nessuno dovrebbe occuparsi di cosa fanno gli amministratori dei piccoli comuni visto che lui assicura che la Binettoi sarebbe peggio. A quel punto, chissà se un rapinatore potrà chiedere di non essere processato dato che l'omicidio è un reato più grave...
Romiti ha anche provato a sostenere che Giorgia Meloni sarebbe l'unica che «difende i diritti dei gay». Peccato, però, vada in giro a raccontare che i crimini d'odio sarebbero libertà di espressione o si vanti di spalleggiare Gandolfini nel chiedere che ai gay sia negato il riconoscimento giuridico delle loro famiglie.
Con loro erano in studio anche Stella Sorgente (M5S) e Cesare Bonifazzi Martinozzi (segretario Arcigay Livorno), chiamati a difendere il buonsenso dai esponenti dell'ideologia populista.

A seguire i primi 52 minuti della puntata (purtroppo, non integrale):

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