Consultazioni. Arcigay: «Essere europeisti significa promuovere i diritti»


«In questi giorni di grande apprensione, in cui attendiamo che il governo ritrovi una stabilità, leggiamo con preoccupazione il gioco di veti che alcune forze politiche stanno ponendo al premier incaricato Mario Draghi per contrattare l'appoggio nelle aule parlamentari». Lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: «In particolare ci sorprende chi, come l'Udc, annuncia di voler sostenere un governo europeista chiedendo lo stop dell'iter parlamentare della legge contro l'omotransfobia, già approvata alla Camera, e che è un provvedimento acquisito da tempo e ormai consolidato in gran parte dei Paesi che costituiscono l'Unione europea. Non solo: sorprende il modo spudorato con cui nella nostra Repubblica coloro che sono investiti del potere legislativo, contrattino quel potere con l'esecutivo, facendo carta straccia della divisione dei poteri, e della loro reciproca autonomia, che è asse fondante del nostro assetto costituzionale. Il nostro auspicio sta saldamente ancorato, al contrario, alla nostra Costituzione: ci aspettiamo infatti che il Parlamento, anche in un contesto di maggioranza ampia a sostegno di un governo tecnico, rivendichi l’autonomia del potere legislativo e prosegua nell'’iter di approvazione di provvedimenti di cui i nostri tessuti sociali hanno un grande bisogno, a partire dalla legge contro l'omotransfobia. Rivolgiamo in particolare questo appello alle forze che sostenevano la vecchia maggioranza (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Leu e Italia Viva) e che ancora possono mettere assieme i numeri per raggiungere il traguardo dell'approvazione definitiva. Ma non solo: in tema di europeismo, in particolare oggi che l’europeismo sembra diventato la bandiera di molti se non di tutti, ci teniamo a ricordare che l’Europa è quella dell’uguaglianza, dei diritti, quella che include le differenze e sostiene l'autodeterminazione dei cittadini e delle cittadine. La stessa Ursula Von der Leyen lo ha chiarito senza mezzi termini: non c'è spazio per la discriminazione delle persone lgbti+ nell'Unione europea. Quindi: non esiste europeismo che possa porre veti sulle leggi che promuovono i diritti umani, civili e sociali delle persone. A questo proposito, vogliamo portare all'attenzione del premier incaricato il fatto che le coppie di gay e lesbiche con figli vivono ancora oggi in Italia una grave condizione di invisibilità, sulla quale infierisce la crisi che stiamo attraversando e che andrà presumibilmente aggravandosi nei mesi a venire. Quei figli e quelle figlie sono cittadini e cittadine dell'Europa e non possono vivere in una dimensione di diritto a metà per l'opposizione di chi si dice europeista ma in realtà dell'Europa ha eletto a modelli Polonia e Ungheria, cioè Paesi che attraversano una buia stagione liberticida, che coinvolge le donne e le persone lgbti. L'Italia non può e non deve seguire quell'esempio: su questo siamo pronti anche subito a tornare nelle piazze».
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