Adinolfi: «A sinistra sono tutti ipocriti che vogliono fare il frocio col culo degli altri»

Laura Boldini rigetta le accuse, ma il fondamentalista Mario Adinolfi dice di averla condannata senza processo perché evidentemente lui si pulisce il suo enorme culo con il principio costituzionale che garantisce la presunzione di innocenza sino a prova contraria.
Sostenendo che le accuse ad un sinolo debbanono coinvolgere chiunque non sia di estrema destra come lui dice di essere da quanto ha fallito nel suo candidarsi come segretario delle sinistra, dice che l'accusa della collaboratrice di Laura Boldrini di non aver ricevuto la liquidazione sia sarebbe «una foto della profonda ipocrisia della sinistra italiana». Peccato che Adinolfi non generalizzi quando quando a spellarsi le mani al suo convegno lombardo patrocinato dalle Lega c'era un prete pedofilo ospitato tra le fila delle auttorità.
Dando per comprovata la teoria che più fa comodo alla sua propaganda, è lanciandosi in un evidente attacco personale che il fondamentalista scrive:
Il racconto della povera Lilia è abbastanza impressionante: la Boldrini l’ha licenziata dopo aver provato a ridurle lo stipendio e l’orario di lavoro. Ma la colf moldava non vive al centro di Roma, doveva muoversi ogni giorno da Nettuno e per la metà delle ore il bilancio finiva in perdita. Dopo averla licenziata la Boldrini non si è fatta più sentire e non le ha pagato la liquidazione. Una cifra significativa? No, appena tremila euro. Ma una cosa è essere solidali a chiacchiere con le donne e gli immigrati extracomunitari, altra cosa evidentemente per Laura Boldrini è onorare gli impegni verso di loro e rispettare con concreta correttezza i loro diritti. Se la immagino inginocchiata in Parlamento a fare la sceneggiata per il Black Lives Matter...
Non è chiaro cosa c'entri il "Black Lives Matter" con la questione, così come è aberrante che il signor Adinofli definisca "sceneggiata" il sostenere che la vita di una persona di colore valga tanto quanto quella di un bianco.
Inizia così' ad accusare la senatrice di fare «schiavismo a cottimo», di manifestare una «ipocrisia boldriniana» e che lavorare per lei sarebbe una «tremenda esperienza». Magari è vero o magari non è vero, ma non si capisce su quali basi Adinolfi sostenga che le sue accuse alla persona dovrebbero avere rilevanza politica nella difesa dei diritti delle donne. La accusa di "ipocrisia"? Bhe, fa un po' sorridere che a dirlo sia quel tale che ha due mogli ma cerca di fare soldi sostenendo esista una "unica famiglia" e che lui difenderebbe la "famiglia tradizionale" anche se sposato in un casinò di Las Vegas.
Adinolfi inizia così a dire che lui si sente molto coerente nel proporsi come il collezionista di mogli che si oppone ai diritti civili dei gay perché dice che è Dio a non volerlo, iniziando ad affermare che: «Non mi piace mai personalizzare le critiche ma, avendo vissuto a lungo in intimità con il contesto della sinistra italiana fino a rappresentarla in Parlamento, posso testimoniare per quello che hanno visto i miei occhi la distanza evidente tra i principi proclamati e i privati comportamenti». Ed ancora:
La collaboratrice domestica moldava, la mamma di tre figli sua dipendente, la vittima delle sue sfuriate in ufficio sono donne vessate da una donna che proclama a chiacchiere la lotta contro la vessazione delle donne. Ma, diciamoci la verità, questi racconti ci sorprendono? La loro ipocrisia è ormai totalmente esplicita, clamorosamente visibile. Tipo quella del Partito democratico che fa la lagna sulla parità di genere poi nomina tre ministri capicorrente e quindi maschi. Allora si dimette il segretario maschio e ne scelgono un altro, ovviamente maschio. Che appena nominato vuole fare il frocio col culo degli altri e allora prova a far saltare i capigruppo maschi, ma sapete che c’è, a quel punto i capigruppo dicono: ma che siamo noi i fessi della catena? “Fiducia rinnovata ad Andrea Marcucci presidente dei senatori dem”. Tutta una recita, cari lettori, priva di alcuna sostanza perché è solo lotta per potere e privilegi. A sinistra più che altrove.
Laura Boldrini ne è fulgido esempio. Non commendevole e neanche sorprendente. È quel che sapevamo già. Ora, semplicemente, raccontata dalle donne che hanno lavorato con lei. Extracomunitarie, mamme e “proletarie” tradite da chi solo a chiacchiere sa difenderle.
Lui invece le vuole recludere in cucina, sostenendo che le si debba impiegare nella produzione di figli. Ma dice che sia preferibile il suo schiavismo da fiero schiavista che la presunta ipocrisia di chi lui dice non dovrebbe permettersi di chiedere che le madri con figli siano abbandonate nel Mediterraneo.