Oltre 300 sacerdoti austriaci contestano la decisione del vaticano di vietare la benedizione delle unioni gay

Oltre 300 sacerdoti austriaci hanno deciso di contestare la decisione del Vaticano di imporre un divieto alla benedizione delle coppie gay, asserendo che «questo decreto è un affronto per molti cristiani, discredita il messaggio di libertà di Gesù».
Da qui la loro decisione di continuare a benedire anche le coppie lgbt, convinti che Dio non sia omofobo come Adinolfi ama dipingerlo. Attraverso un comunicato, ribadiscono:
Noi membri della Parish Priests Initiative siamo profondamente sconvolti dal nuovo decreto romano che cerca di proibire la benedizione delle coppie omosessuali. Questa è una ricaduta nei tempi che speravamo di superare con Papa Francesco.
In solidarietà con così tante persone, non rifiuteremo in futuro nessuna coppia di innamorati che chiederà di celebrare la benedizione di Dio, che sperimentano ogni giorno, anche in un servizio di culto.
Se i sacerdoti legati a gruppi neonazisti o a gruppi estremisti non sono mai stati pubblicamente contestati dal Vaticano, con Benedetto XVI che ha persino revocato la scomunica nei confronti della comunità sacerdotale San Pio X vicina a Tuiach e all'organizzazione forzanovista Provita Onlus, diversa è la posizione della santa Sede dinnanzi a chi predica amore. Ed è così che nel 2012 il vaticano ha vietato al fondatore, Helmut Schueller, il diritto di utilizzo del termine monsignore. A lui viene contestata l'apertura alla comunione per i protestanti, il matrimonio in Chiesa per le persone divorziate che vogliono risposarsi e il sacerdozio femminile.