Fratelli d'Italia shock: «Una ragazza stuprata in minigonna se l'è andata a cercare»
Una ragazza che indossa una minigonna si è cercata lo stupro. Lo sostiene un aberrante articolo pubblicato dall'organo di stampa ufficiale di Fratelli d’Italia che è stato rilanciato sui social anche dal senatore Lucio Malan per tentare di sostenere che i reati di matrice omofoba sarebbero "libertà di espressione":
Il tema è il solito ddl Zan, osteggiato dalle destre che rivendicano nei reati d'odio un fantomatico "diritto" che andrebbe garantito a chi li vota. Ma già dal titolo qualcosa non torna, perché pare difficile comprendere cosa c'entrerebbe mai quella proposta di legge con i presunti «insulti» che Caleda dice di aver ricevuto.
L'articolo, a firma di tal Marzio Dalla Casta, fa sembrare progressisti i ciegiornali del Ventennio. Scrive infatti:
Avviso ai liberali, liberamente tratto da Bandiera bianca di Franco Battiato: «Rimettetevi la maglia, i tempi stanno per cambiare». A minacciarvi – ironia della sorte – non sono gli inesistenti fascisti contro i quali pur continuate a latrare. Ma i diversamente tolleranti, i nipotini di Voltaire con il nome di Fidel inciso nel cuore. Quelli, per intenderci, che ti consentono di dire ciò che vuoi a patto che corrisponda a qual che pensano loro. Lo tenga ben presente Carlo Calenda, reduce da un accorato lamento in diretta tv dagli studi di Omnibus, su La7, per il trattamento ricevuto in rete dopo una sua presa di posizione sul ddl Zan.
Premesso il suo sostenere che il fascismo non esisterebbe (esattamente così come la mafia dice che la mafia non esisterebbe), prosegue:
E qui tutti penseranno che, parlando di omotransfobia, il leader di Azione abbia fatto la pipì fuori dal secchio. Tutt’altro. Ha persino assicurato che i suoi il ddl Zan lo voteranno. Ma, ha aggiunto, «mi piace vedere le posizioni differenti per confrontarmi». A dir poco imprudente. Uno che chiede il confronto sulla “Zan” è uno che se la va a cercare, come una ragazza stuprata in minigonna. E si lamenta pure: «Sono stato lapidato come omofobo, come odiatore…». Che si aspettava? Ringrazi il Cielo che non è ancora legge, altrimenti avrebbe rischiato anche l’incriminazione d’ufficio. È il motivo per cui gli consigliamo di non perdersi in chiacchiere e di di organizzare subito l’annunciato «dibattito sulla rete». Non si sa mai.
Se fa ridere come questa genti cerchi di suscitare paure irrazionali negli ignoranti sostenendo che un ddl che estende aggravanti per reati già previsti farebbe finire in galera chiunque, indecente e violento è il suo sostenere che una ragazza in minigonna si sarebbe meritata lo stupro. Poi per forza diranno che i gay si sono meritato i pestaggi!
Continuando a vomitare insulti o offese come un indemoniato che il signor Della Casa cosnlude:
Quel che invece gli sconsigliamo, è insistere sull’approccio liberale al tema. Sottolineare, come ha fatto, che «siamo in democrazia e si può discutere di tutto», innervosisce ancor di più i diversamente tolleranti. Peggio ancora è ribadire che «se uno esprime un’opinione e la risposta è sei razzista, sei omofobo, non va bene». Qui Calenda rasenta l’incoscienza. Dove vuole arrivare? Soprattutto, dove vive? Ancora blatera di «opinioni» senza capire che la “Zan” è una legge-bavaglio. Apposta per i suoi compagni è più importante dei vaccini. «Che fa il nesci, eccellenza, o non l’ha letta?». Mah, speriamo sia davvero così. Diversamente, dovremmo dedurne che anche a Calenda piace gridare “al lupo” restando però nel branco.
Curioso è come gli insulti abbiano preso il sopravvento, rendendo pressoché incomprensibile capire di cosa stesse parlando. A quanto pare, Calenda è andato su La7 a dichiarare che «bisogna stare attenti che non si arrivi a un reato di opinione» prima di ammettere lui stesso che quel rischio non esiste. Ha incalzato che «c'è la questione di genere, ossia il fatto che tu possa determinare il tuo genere. Puoi dire di sentirti una donna. Io sono d'accorso, ma è un dibattito che sta muovendo un dibattito enorme nel mondo femminista». E per "mondo femminista" si intende Marina Terragni.
Peccato che un fantomatico dibattito sul genere non sembra avere grande attinenza con una norma che protegge dai reati d'odio, perché non si capisce se vogliano sostenere che chi non riconosce l'esistenza dell'identità di genere abbia diritto di picchiare a sangue una donna transessuale.
Calenda ha detto di voler ascoltare le "ragioni" di Pillon e di Jacopo Coghe, proponendo lunghi dibattiti che avrebbero garantito l'affossamento della norma. Negando l'evidenza, si è poi dichiarato vittima di «lapidazione» perché persone imprecisate lo avrebbero definito «omofobo e odiatore».