L'adinolfiniano attacca il ddl Zan, sostenendo sarebbe troppo facile trovare suoi scritti di incitamento all'odio


Se pare evidente che alle destre populiste piaccia un sacco fare vittimismo, l'impressione è che alcuni adonolfiniani abbiano ripetuto così tanto le loro balle da aver iniziato a crederci. Ad esempio, è il solito Gabriele Marconi a ventilare l'ipotesi che qualcuno lo possa mandare «in galera perché misogino, razzista e omofobo». Lo scrive sui social, tutto inferocito perché qualcuno ha osato contestare il fatto che il suo Adinolfi abbia tentato di spacciare Battiato per un esponente «di destra e cattolico» in quella sua abitudine a usare i morti per fini propagandistici:



Peccato che qualcosa non torni. Se il ddl Zan estenderebbe solo parti delle protezioni previste da trent'anni dalla legge Reale Mancino, escludendo la propaganda d'odio, non si capisce perché lui non sia in carcere visto che il razzismo è contemplato in quella legge. Se fosse vero ciò che lui sostiene, strumentalizzando quella che pare una evidente battuta di un utente, allora non servirebbe alcuna nuova aggravante visto che le aggravanti già ci sono.
Non sarà forse che per finire in carcere il signor Marconi dovrebbe invitare qualcuno a delinquere e il suo porsi come un uomo eterosessuale bianco che disprezzerebbe le donne, i neri e i gay non è tra i motivi di denuncia previsti dal disegno di legge o dalle leggi già esistenti?
E vogliamo parlare di come paia un'ammissione di colpa il suo sostenere che «sarebbe solo una formalità trovare una dichiarazione da usare a pretesto per il capo d'imputazione di istigazione all'odio omotransofobico»? Perché anche qui gli basterebbe non incitare l'odio e poi non avrebbe più nulla da temere.
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