Anna Bonetti voleva un contraddittorio per Coghe. Ma lei non ha mail garantito un contraddittorio alle donne insultate dai suoi manifesti
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Nonostante la signora Anna Bonetti si definisca una "influencer", la stragrande maggioranza degli italiani non aveva idea di chi fosse. E chissà non sia stato proprio fini auto-promozinali che la signora ha deciso di prestarsi ad una violenta campagna contro il diritto di scelta delle donne finanziata dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus, ottenendo titoloni su Avvenire e su siti legati all'estrema destra. Il risultato furono questi orrendi manifesti:
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Vedete forse un contraddittorio mentre la signora insulta le donne che hanno scelto l'interruzione di gravidanza? No? Forse è proprio perché la signora ha voluto imporre il suo messaggio comprandosi spazi pubblicitari con cui offendere le scelte di altre donne, vomitando giudizi morali contro le loro scelte senza manco conoscere le loro storie. A lei non è fregato nulla di dare spazio alle loro opinioni, ai loro motivi o alle loro argomentazioni: le ha solo insultate con feroce violenza.
Eppure, è con una certa ipocrisia, che la signora bonetti dice che un politico che ottiene titoloni in prima pagina non debba poter essere contesto se non è presente. Dice che lei ritiene inammissibile condannare un leghista che invita a bruciare i gay nel forno, ripetendo ancora una volta i soliti slogan che hanno coniato le destre neofasciste.
Tornando ancora una volta a collaborare con il gruppo forzanovista in un attacco alla tutela di chi è vittima di aggressioni o omicidi dettato dall'odio, la signora Bonetti scrive:
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Erano forse presenti le donne che lei le insultava con i suoi manifesti? Ed è certa che Jacopo Coghe possa dirsi vittima quanto va in televisione ogni due per tre a recitare i suoi slogan, al contrario di quelle donne che lei colpevolizza senza manco consocerle?