Ci sono Terf a cui non piace essere chiamate Terf (e così dicono che gay sarebbero malati mentali)


Se vi siete persi l'ennesima polemica sterile, sappiate che ci sono Terf che si sentono offese dal sentirsi definire Terf. Quindi che fanno? Scrivono un articolo in cui descrivono le persone lgbt come brutte e cattive.
La signora Monica Ricci Sargentini arriva a scrivere frasi come «Quando si arriva a parlare delle donne, però, tutto è permesso. Ne è un esempio l’uso disinvolto della parola Terf (Trans exclusionary radical feminism) per indicare quelle femministe che contestano il concetto di identità di genere, al centro dello scontro sul Ddl Zan. Nessuna donna ha mai rivendicato questa parola per sé, anzi. [...] “Terf”, dunque, è una parola imposta alle donne per metterle a tacere in maniera prepotente, condannarle, umiliarle e respingerle. Ancora di più perché questo termine: funziona come una minaccia. [...] “Terf” è tutto tranne che una parola neutra. L’intento è quello di additare le femministe radicali come “escludenti” solo perché affermano che il sesso è reale e sono critiche verso l’identità di genere».

Evidentemente non si domandano perché a sostenere le loro teorie contro il diritto dell'esistenza delle donne trans ci siano solo personaggi come come Pillon, Adinolfi, Malan o CasaPound. Nel frattempo, però, è sempre sulla loro stessa pagina che sono iniziati a comparire commenti molto rispettosi come questi:



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