I deliri del consigliere Tuiach: «Fedez non sa che i finocchi venivano uccidi dai comunisti»


Il consigliere fasciata Fabio Tuiach continua a schiumare contro Fedez. citando un Rino Camilleri che nel 2015 provò a sostenere che le persone di sinistra dovrebbero essere omofobe perché lo era la società di cinquant'anni prima. Con i suoi soliti toni offensivi, l'esponente delle istituzioni triestine scrive:



Tanto per cambiare, indica ne La Bussola Quotidiana il sito che lo avrebbe aizzato all'odio. In particolare, Rino Camileri scriveva:

Quando i comunisti non tolleravano i gay. Negli anni Cinquanta, il giudizio del Pci sull’omosessualità era diametralmente opposto a quello, odierno, dei suoi eredi. Basterebbe leggere, in proposito, gli scritti di Palmiro Togliatti o andarsi a rileggere le cronache dello scandalo che coinvolse il partito e Pier Paolo Pasolini.

Dopo un paio di paragrafi, si inizia a dire che oggi sarebbe normale pensare che i gay siano dei pedofili che pagano minorenni per far sesso:

Ma che cosa aveva fatto di particolarmente grave Pasolini? Niente, per gli standard attuali. Vediamo. Il 30 settembre 1949, la sera della festa patronale a Ramuscello (frazione di Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone, Friuli) il professor Pier Paolo Pasolini, insegnante di scuola media e noto attivista comunista, si era infrattato in un campo con tre ragazzotti tutti tra i quindici e sedici anni, che poi erano stati ricompensati con 10 lire a testa (una decina di euro odierni). La cosa, tuttavia, si era risaputa ed era finita nell’orecchio dei carabinieri. Nessuno aveva sporto denuncia, ma c’erano implicati dei minorenni e la cosa andò avanti d’ufficio.

Si inizia così a raccontare che i bravi fascisti difendevano i bambini dai gay:

L’imputato, in appello, se la cavò abbastanza bene, dal momento che i tre minori erano stati abbondantemente consenzienti e gli “atti osceni” si erano svolti in luogo non certo pubblico. Detto appello si svolse nell’aprile del 1952 a Roma, perché fin dal 28 gennaio 1950 il professor Pasolini vi si era trasferito insieme alla madre, lasciando casa nottetempo e il Friuli con un treno dell’alba. L’intellettuale e la mamma erano letteralmente scappati da quelle terre ingrate, ma anche dall’ira funesta di Carlo Alberto, padre di Pier Paolo.
Quest’uomo, di nobiltà romagnola e fascista della prima ora, medaglia d’argento nella guerra d’Africa col grado di maggiore, era stato prigioniero degli inglesi dal 1941 al 1947. Al ritorno aveva trovato che suo figlio Guido, fratello minore di Pier Paolo e partigiano “bianco”, era stato ucciso nel 1945 con tutta la sua brigata “Osoppo” a Porzûs dai partigiani comunisti (tra le vittime, anche Francesco De Gregori, zio dell’omonimo cantautore). E che l’altro suo figlio era comunista e omosessuale. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata l’inchiesta dei carabinieri e il fattaccio di Ramuscello finito sulla stampa. L’uomo doveva aver dato di fuori da matto e la moglie doveva aver preso le difese di Pier Paolo (legatissimo a sua madre, tanto da utilizzare proprio lei per la parte della Madonna nel film Il Vangelo secondo Matteo). Da qui le valigie in fretta e furia. In una lettera di rammarico a un suo amico, Pasolini scrisse che, malgrado l’immeritata espulsione, «resto e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola».

Naturalmente il signor Camilleri si guarda bene dal contestualizzare i fatti nella loro epoca, omettendo l'assoluzione. Il processo verbale di dibattimento si tenne a porte chiuse nella sala udienze di San Vito al Tagliamento il 28 dicembre, imputati Pasolini e due dei ragazzi sopra i sedici anni, venne stralciata l'accusa di corruzione di minori per mancanza di denuncia e il dibattimento si concentrò sul fatto che gli eventi non si svolsero in un luogo pubblico ma "in un campo nascosto da siepe e da un boschetto d'acacie".
La sentenza di primo grado arrivò nel gennaio 1950: i tre imputati vennero giudicati colpevoli di atti osceni in luogo pubblico, reato previsto dall'art. 527 del Codice penale, e condannati a tre mesi di reclusione ciascuno e al pagamento delle spese processuali; la pena fu interamente condonata per effetto dell'indulto. Per effetto della sentenza, Pasolini fu sospeso dall'insegnamento e il 28 gennaio 1950, partendo alle cinque del mattino dalla stazione di Casarsa, Pasolini fuggì verso Roma con la madre. Il processo di appello si tenne nell'aprile 1952, e costrinse Pasolini a un ritorno in Friuli. Si stabilì che il prato era proprietà privata e non visibile durante le ore notturne, tutti gli imputati furono perciò assolti.

Se non si capisce il senso del prendere un fatto a caso e cercare di creare un capo da accusa da imputare ad interi gruppi sociali, ancor più patetico è il tentativo di dire che quelli che i gay li bruciavano vivono nei capi di sterminio dovrebbero sentirsi legittimati all'odio perché mezzo secolo fa anche le sinistre erano omofobe. Quindi dovremmo sostenere che sarebbe lecito infilzare con una spada il signor Camilleri perché nel Trecento di faceva così?

Intanto Tuiach si sbugiarda da solo, dicendosi eccitato dal video omofobo che Anna Bonetti ha registrato per l'organizzazione forzanosita Provita Onlus nell'aprile scorso:



Evidentemente ritenendo che la su Anna non ha tradito il Duce visto che quello è il suo metro di valutazione delle persone, è un po' strano voglia giurare su dio che i gay non sarebbero discriminati dopo aver finito di dire che destre e sinistre li uccidevano.
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