Il surreale sproloquio con cui il partito di Adinolfi insulta Fedez ed inneggia a Pio e Amedeo


Il partito di Mario Adinolfi parrebbe voler sostenere che una donna picchiata dal marito dovrebbe fare ironia sul maschio che la chiama "tro*a" prima di fracassargli il setto nasale a calci perché Pio e Amedeo dicono che "tro*a" e una parola che va contestualizzata e potrebbe non essere una parola offensiva se un qualche uomo si rivolgesse alle figlie degli adinolfiniani dicendo: "Hey, bella tro*etta, vuoi essere chiav*ta?".
Ci dicono anche che loro sognano un mondo dominato da Jacopo Coghe, Mario Adinolfi, Simone Pillon, Toni Brandi, Povia e Andrea Ostellari. E dicono che il contrasto all'odio sarebbe "ingiusto" perché lo hanno decido loro.

Lo scrive Massimiliano Esposito, dirigente del partito di Adinolfi, in un surreale sproloquio:

Questo è un Paese straordinario, dove lo storytelling generale è spinto a sinistra se non al centrosocialismo che non è una vera e propria teoria politica ma che vaga tra rivoluzionari, radical chic, catto-comunisti e altre specie di altissimo livello, praticamente è la parte marcia del pensiero medio.
Se sei Pio e Amedeo per esempio, e fai ironia, satira e cerchi di portare un ragionamento all’opposto del poliically correct, meriti valanga di merda, basta leggere media e moralizzatori social vari all’indomani dell’ultima puntata di Felicissima Sera come gli hanno fatto le pulci. Definendoli retrogradi, di basso livello e sopratutto immeritevoli di avere uno spazio in tv di questo spessore.
Ecco gli stessi che li parafrasano in questo modo, erano gli stessi i quali che quando Pio e Amedeo prendevano a sfottò Mario Adinolfi, gli sbattevano le mani, definendoli fenomeni del nuovo filone Mediaset.

Va di moda schierarsi, l’ho visto fare con decine e decine di mani colorate, scritte e aperte a favore di telecamera. Uno che lo sa fare a dovere è Fedez, il quale ha capito bene che il mondo dello spettacolo ti accetta solo se sei da quella parte, quella imperante che infila un conduttore omosessuale ovunque, una sceneggiata con bacio tra uomini tipo quella in Leonardo, che crea tributi al gender a Sanremo vedi Achille Lauro, o che ha sempre uno spaziettino per il commentatore lgbt.

Tutto questo, Federico Lucia, che non è fesso, alla fine lo ha inteso bene ed è per questo che accentua la sua attività di comunicazione sullo smalto da pubblicizzare, sulle scarpe di satana da acquistare, sul dare addosso a chi si oppone ad una legge ingiusta come il ddl Zan in Parlamento.
Lui che sa come si gestiscono certe cose, non vuole fare la fine di Giuseppe Povia - il quale a differenza di X-Factor vinto da Fedez, ha vinto il Festival di Sanremo - scendendo poi di categoria perché non allineato, ecco, questo Fedez non lo vuole.
Fin qui tutto chiaro?

Arriviamo alla telefonata, Fedez pubblica una chiamata privata in cui degli autori gli cercano di far intendere, che certi nomi e cognomi non vanno fatti su quel palco, perché inopportuna la situazione, non le parole e tantomeno chi le ha dette, ormai sono pubbliche da anni certe cose, cosa ci sarebbe da censurare? Ma lui è Fedez e pertanto non può e non vuole stare a disposizione di mamma Rai, ma fa un errore, pubblica sui social la cosa, e badate bene, non lo fa per mera voglia di stare nella battaglia, ma perché tutto questo genera traffico, click, dirette, MONETIZZAZIONI, giocando sporco, con la vigliaccheria che si usa tra chi sa che ti colpisce e ti fa male ma tu non puoi difenderti perché non hai lo stesso microfono.
Ecco cosa è accaduto, CHIARO NO?

La cosa che più mi fa andare ai matti e che diamo a Fedez un palco per fare politica e lui la cavalca, pur non scendendo nell’arena e nelle cabine elettorali e sopratutto senza prendersi il rischio del consenso popolare.
Fa il suo gioco e non è scemo da non capirlo, manovra l’opinione pubblica, ed una parte influente di questa Italia, gli batte le mani. Usa la tecnica del glamour, del difendi l’indifeso, del tutto gli altri sono sporchi e cattivi e che ci vuole uno che faccia la Rosa Parks del momento, serviti.

Ecco, Federico, l’ha messa in quel posto a tutti, sopratutto a chi si schiera dalla sua parte, perché quando da addosso ad Andrea Ostellari, a Simone Pillon, a Jacopo Coghe, a Toni Brandi, Mario Adinolfi e tutto il mondo pro-life e di Piazza San Giovanni fino ad arrivare alla Chiesa, lui sta mettendo sul patibolo quella fetta di società civile e politica minoritaria, vero soggetto da difendere, perché non ha diritto di parola, se non si allinea.
Bisogna abbattere quel mondo, questo è chiaro, Fedez lo sa, bisogna farlo subito, bisogna farlo quanto prima nelle aule parlamentari così da zittirli definitamente e poi chiuderli nel loro recinto anche nel mondo della comunicazione, cosa che vi stupirà ma già avviene.

A voi sembrerà normale tutto questo, ma io ne sono scioccato.
Si grida alla libertà, mentre quella di altri verrà spazzata via. Si dice no alla discriminazione ma si da addosso “al diverso” pensiero, lo si fa da un palco pagato anche con le mie tasse, per dire magari che sono anche uno stronzo.
Ecco, ormai ci si arroga il diritto di parola ma si fa di ogni, per imbavagliare quella altrui.

Io su tutto questo ho gli anticorpi giusti, li ho generati con anni di battaglia pubblica su argomenti scomodi che scopre solo oggi Fedez, ma voi, che forse avete meno interesse di Federico, dovreste cominciare a ragionare, perché andare in galera per un’opinione, potrebbe capitare anche a voi, domani.

Insomma, in Italia la Chiesa sarebbe minoritaria e senza voce, Fedez non vuole candidarsi perché ha paura dei voti e dovrebbe stare vitto perché ha enormi consensi, i reati d'odio sarebbero "opinione", Fedez deve avere un contraddittorio ma Pio e Amedeo non devono averlo.
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