Il vescovo è peggio di don Mirco Bianchi: dice che i gay sono sbagliati e che il ddl Zan punirà il pensiero


Don Mirco Bianchi continua a fare vittimismo, piagnucolando che la gente non lo acclami mentre difende a spada tratta chi commette reati d'odio, vietare ai malati terminali di poter decidere della propria vita, pretende che alle donne sia tolto il diritto di scelta e chiede si vieti ad una che una donna che viene picchiata dal marito di poter divorziare. Peccato che se il valore di un uomo si valutasse sul male che riesce ad infliggere, allora dovremmo pensare che i preti pedofili siano degli eroi dato l'orrore che suscitano.
Fatto sta che è quel quadro delle sue molteplici invettive quotidiane contro il ddl Zan che il parroco di Gatteo a Mare scrive:



Il prelato assicura poi che il suo vescovo lo spalleggi nella sua crociata contro i gay, sostenendo che anche lui sarebbe impegnato a garantire impunità a chi picchia i gay in virtù del loro orientamento sessuale:



Nello stralcio di lettera pubblicata da don Mirco, il suo vescovo

Il primo tema su cui desidero intervenire si riferisce al disegno di legge sulla omotransfobia in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere (il cosiddetto DDL Zan), in discussione in questi giorni al Senato. dopo aver ricevuto l'approvazione della Camera. Non si tratta solo di opporsi alla violenza nei confronti delle persone in ragione del loro orientamento sessuale: questo già è previsto dalla Costituzione (vedi art. 3 e Codice penale). Il testo va oltre e induce a ritenere che il solo pensare ed esprimersi diversamente rispetto alle definizioni contenute nel disegno di legge potrebbero apparire come una istigazione e una discriminazione, quindi possano esporre all'accusa di ornotransfobia. Nella definizione dei termini pare ci sia, inoltre, una pericolosa sovrapposizione della dimensione soggettiva con quella oggettiva. Questo è evidente soprattutto quando il Ddl definisce l'identità di genere: cioè. -identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall'aver concluso il percorso di transizione.

E già qui qualcosa non torna. I principi costituzionali hanno bisogno di leggi che le applichino, dato che la Costituzione pone dei principi che le leggi devono applicare. E se il codice penale punisce la violenza privata, solo nel caso di crimini contro gruppi religiosi o gruppi etnici si riconosce l'aggravante del reato d'odio, sosia si un crimine che non è commesso contro un singolo, ma colpisce il singolo per punire un intero gruppo.
Pare poi delirante il suo dichiarare che «il solo pensare ed esprimersi diversamente rispetto alle definizioni contenute nel disegno di legge potrebbero apparire come una istigazione e una discriminazione». Ovviamente lui potrà pensare ciò che vuole, ma la legge sancirà che istigare qualcuno a commettere reati non sarà lecito.
Non meno grave è il passaggio in cui il vescovo chiede che si rifiuti l'esistenza dell'identità di genere e che sia ritenuto legittimo delinquere in virtù di esso, sostenendo che il ruolo sociale e la dignità personale dovrebbero derivare da peni e vagine, sostenendo che pensare che un pene non debba penetrare una vagina creerebbe confusione:

Si chiedeva sulle pagine di Avvenire Francesca lzzo: "È progresso consentire di dichiararsi donna o uomo in base alla propria percezione soggettiva annullando il sesso? O è progresso agire perché donne e uomini, i due sessi che costituiscono l'umanità, siano riconosciuti entrambi pari e l'espressione 'identità di genere' mira chiaramente ad annullare la differenza, il dualismo uomo-donna, a vantaggio di un'autopercezione individuale, tesa a cancellare la differenza sessuale, a creare una confusione antropologica che confonde e sicuramente lede il principio di condivisione, reciprocità uomo-donna, su cui si fondano la famiglia e l'educazione. Anche solo a partire da queste poche osservazioni sul mi Zan non possiamo esprimere che forti perplessità e dubbi.

In altre parole, ha dubbi che si giusto punire chi picchia qualcuno perché non ritenuto conforme al suo sostenere che è fatto dovere che ogni pene penetri una vagina. Ed è così che inizia a dire che anche i gay non gli vanno beneperché «la tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati».
E se lui assicura che Dio riterrebbe preferibile un eterosessuale che fa turismo sessuale con minorenni dopo aver fatto sesso con una donna a due uomini che si amano, grave è il suo sostener che questo dovrebbe rendere legittimo aggredire e picchiare chi non è conforme alle sue fantasie sessuali.
4 commenti