Marina Terragni diche che le scuole transessualizzeranno i bambini


Forse Marina Terragni ha tutte le ragioni di temere il ddl Zan, dato che i suoi discorsi d'odio contro la dignità e l'esistenza stessa delle donne transessuali parrebbe rientrare nell'incitazione all'odio. Ed è probabilmente questo che l'ha portata a diventare l'idolo di Pillon, Adinolfi, Malan, Casa Pound e altri personaggi legati al neofascismo.
Con i suoi soliti toni rancorosi, la signora è tonata ad eccitare l'estrema destra sostenendo che le leggi non vadano letti, ma vadano teorizzate guardando le copertine de L'espresso, mostrando di non aver capito nulla e ripetendo istericamente la peggior propaganda neofascista. Ed è così che sul suo blog scrive:

La copertina dell’Espresso è perfetta perché informa in modo eccellente sul ddl Zan, più di molti editoriali, trasmissioni tv e Zoom meeting, centrando perfettamente l’obiettivo: una donna incinta -solo le donne restano incinte- che si identifica come uomo, si è sottoposta a doppia mastectomia -cicatrici evidenti- e assume testosterone -barba e peluria-. Quella donna esigerà di essere definito “uomo che partorisce”, accuserà di misgendering e di transfobia chiunque dica, eventualmente a rischio di essere perseguito (è già capitato in giro per il mondo) che solo le donne partoriscono. Basta semplicemente dire che le donne hanno la vagina per passare un guaio
La cover dell’Espresso è perfetta perché illustra il vero core del ddl Zan, l’identità di genere: non due ragazzi per mano o due donne che si baciano, ma un “uomo trans” che a quanto sembra non potrà più allattare, ma potrà partorire perché ha conservato intatti i suoi organi riproduttivi di donna. Forse, se posso, anziché un disegno avrei scelto una fotografia, ma il pudore è comprensibile.

Insomma, siamo davanti ad una signora che ha sostituito le argomentazioni con gli insulti. Come una Silvana De Mari qualunque, pensa che denigrare gli altri la legittimerebbe a chiedere che si neghi l'esistenza stessa ad alcuni gruppi sociali. Ed è inventandosi cose a caso (che però spergiura) afferma pure:

Che cosa c’entra il ddl Zan, ci è stato contestato, con l’autocertificazione di genere? La cover dell’Espresso lo chiarisce definitivamente: l’identità di genere, come abbiamo sempre detto, è l’architrave della legge, il punto irrinunciabile insieme alla giornata di celebrazione contro l’omobitransfobia nelle scuole di ogni ordine e grado (senza necessità di consenso da parte dei singoli genitori) e alla formaziome Lgbtq.
In quei corsi si parlerà ben poco di amore omosessuale. Non si proietteranno film sull’amore tra donne e tra uomini -come gli splendidi Ritratto della giovane in fiamme o Moonlight-. Si parlerà soprattutto di identità di genere: anzi, se ne parla già. Si parlerà di carriera alias e varianza di genere (ovvero della possibilità di essere chiamati con il nome del genere prescelto e non quello anagrafico): anzi, se ne parla e si fa già da tempo, si vedano ad esempio le linee guida scuola “per bambini e adolescenti con varianza di genere” elaborate da Regione Lazio. Ai più piccoli, come in Canada, forse si presenterà Gegi il magico unicorno che li accompagnerà a scoprire la loro gender identity e gender expression (slogan: non dirlo a mamma e papà, dillo a Gegi).

Insomma, siamo davanti a chi cerca di spaventare gli intolleranti attraverso illazioni e teorie basate solo sul suo ostentano odio contro le persone transessuali. Curioso è aom e ormai ripeta insistentemente tutti i peggiori slogan di Provita e di casa Pound, cavalcando il sostenere che bisognerebbe chiedere l'autorizzazione ai genitori per dire che i gay non sono malati, non sono deviati e non vanno bruciati vivi come sostiene Tuiach.
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