Adinolfi aizza i suoi seguaci contro Luxuria, fomentando una pioggia di insulti transofobici


Esattamente come avveniva con la propaganda nazista, anche Mario Adinolfi tenta di creare un "noi" contro "loro" che gli possa emettere di accanirci contro ogni singola parola pronunciata da ogni singolo gay d'Italia per sostenere che a risponderne sia un'intera comunità.
Ricorrendo al suo solito vittimismo, proponendoci come il povero omofobo che dice di sentirsi discriminato perché non può discriminare, il fondamentalista si è detto offeso nella sua initimità da una Vladimir Luxuria che ha semplicemente detto che non tutti i gay sono parrucchieri, chiudendo l'intervento affermando: «Adinolfi, magari tu hai mangiato una baguette fatta da un gay. Fattene una ragione».

Nella Adinolfi-logica, un Pio e Amedeo che invitano a usare termini offensivi sarebbero eroi, una Luxuria che fa battute andrebbe messa in carcere:



Ormai pare none esista un solo attacco di Adinolfi contro la comunità gay che non si basi sulle sue illazioni, in quel suo sostenere che lui leggerebbe nella sfera di cristallo e non ha bisogno di verificare i fatti. Peccato, però, che l'istigazione all'odio non sia una battuta. Istigare all'odio è cercare profitti economici portando sul palco dei propri comizi un Luca Di Tolve che cerca di convincere dei genitori omofobi che i loro figli possono essere cambiati secondo il loro desiderio sottoponendoli a quelle torture psicologiche teorizzate da Nicolosi che hanno spinto alla morte innumerevoli ragazzi.
A nessuno frega niente se Adinolfi fa battutine, il problema sarebbe un Adinolfi che incita atti violenti contro bambini e adolescenti che lui invita a perseguitare sulla base del pregiudizio.

Eppure la sua Sara Reho si dice certa che Adinolfi sarebbe un perseguitato, inventandosi imprecisati "Insulti" in una frase che non conteneva alcun insulto. Di contro, lei ci tiene molto a parlare di Luxuria al maschile per far capire che lei la disprezza e che lei vuole insultarla e offenderla:



L'abitudine a insultare le donne trans parlando al maschile pare prassi dei seguaci di Adinolfi, mostrano chiaramente quale sia il problema etico, morale e penale della propaganda omofoba di Adinolfi. Perché se lui è ritenuto il leader di chi molesta le ragazze trans, pare evidente che esista un problema di fondo che non è certo una battutina:



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