Umberto La Morgia (FdI) chiede rifugi per uomini bianchi ed eterosessuali discriminati in quanto uomini bianchi ed eterosessuali


Umberto la Morgia è un ex leghista che basò la sua carriera sul proporsi come il gay che è contrario ai diritti dei gay. La sua carriera decollò quando rilasciò un'intervista al quotidiano di Belpietro, attraverso una lunga serie di opinabili asserzioni. Poi, secondo copione, disse di sentirsi discriminato e usò a fini elettorali il suo sostenere di aver denunciato quei gay che avevano raccolto le sue provocazioni: «È successo che ho ricevuto insulti anche da parte di chi dice di combattere l’omofobia. Cattiverie pesanti. Alle quali ho risposto denunciando e pubblicando sui social quando accadeva. Tutto questo perché io non ritengo di fare parte di alcuna “comunità Lgbt” e sono lontano da quella minoranza che invece sostiene di essere maggioranza. Non sento la necessità di ghettizzarmi dietro sigle. Come se le persone di colore fossero “la comunità dei neri”. E ho denunciato perché parafrasando qualcuno “Odiarmi vi costa”», dichiarò.
Oggi approdato a Fratelli d'Italia, sta continuando a basare la sua carriera sul proporsi come il "gay di destra" che incoraggia gli omofobi ad essere omofobi.

In una surreale intervista rilasciata a un sito chiamato The Freak, il signor La Morgia esordisce dicendo che lui non si sente minimamente discriminato in quanto gay:

Assolutamente no. Credo che oggi, nella nostra società, in molti casi ci sia addirittura una sorta di pregiudizio positivo nei confronti dei gay. È vero che in passato non era così, tutt’altro, ma oggi assolutamente non è corretto e non è onesto parlare dell’Italia come un Paese omofobo.

Peccato che nell'ultimo anno ci siano state oltre 150 aggressioni omofobe documentate dai giornali (e quindi, il numero reale è molto più altro). E in alcuni casi ci sono stati anche degli omicidi. Ma lui non pare curarsene, mentre dice all'estrema destra che il ddl Zan non cambierebbe nulla:

Nella vita reale di gay, lesbiche e trans questa legge non cambierebbe praticamente nulla, perché la normativa vigente già tutela tutti i cittadini da violenze, aggressioni, discriminazioni e sono già previsti dal codice penale aggravanti utili che vengono attualmente impiegati se una persona viene aggredita in quanto omosessuale, ad esempio. La legge Zan è interamente ideologica e mira a tutt’altro.

Come ha ben spiegato Salviano, non è vero che esistono già le leggi dato che le attuali norme non riconoscono quella matrice d'odio che fa sì che un'azione compiuta conto una singola vittima possa colpire un'intera comunità, costringendola alla paura. Ma anche qui La Morgia pare preferire i suoi ritornelli fini a sé stessi:

La mentalità imperante è quella di creare categorie protette, etichettare le persone, ridurle a una razza, a un orientamento, a un contenitore di appartenenza e metterle in una specie di riserva naturale. Sarebbe questo il progressismo? [...] Uno degli argomenti che ho sollevato, e purtroppo mi sembra di essere l’unico ad averlo fatto, riguardo l’uomo etero è il seguente: il ddl Zan prevede la costruzione di centri di accoglienza e case rifugio per persone lgbt+. Non si può cogliere invece quest’occasione per mettere al centro la vittima in quanto tale, di qualunque sesso e orientamento sia? Perché un centro antiviolenza deve essere tassativamente solo per donne oppure solo per persone lgbt+? Questo è negare implicitamente che un uomo etero possa essere vittima di violenza fisica o psicologica. E questo è gravissimo e falso. Bisogna uscire dalla cultura dei compartimenti stagni in favore della persona in quanto tale.

Quindi lui vorrebbe prendere una donna che è stata massacrata di botte dal marito per metterla in una struttura con altri uomini? E davvero crede che si siano molti uomini etero che hanno bisogno di ricorrere a dei rifugi perché perseguiti in quanto maschi etero?
Negare le specificità dei casi e piagnucolare che il povero maschio eterosessuale bianco sarebbe discriminato in quanto non è minoranza vulnerabile parrebbe un po' ridicolo. Ma forse è una posizione che non stupisce dato che La Morgia finì già agli onori delle cronache per aver sostenuto che «90% delle denunce di violenza alle donne sono false», spiegandoci quale sia la sua opinione dinnanzi al fenomeno del femminicidio.

Poi prosegue:

Sicuramente potrebbe creare confusione e discriminazione al contrario. Le criticità di questo testo sono molte e sono state rilevate sia da destra che da sinistra, non a caso. Una di queste risiede nell’ambiguo concetto di “identità di genere” che slega completamente l’identità da fattori biologici e oggettivi e creerebbe una serie di equivoci di carattere sociale e giuridico, aprendo la strada al self-id che persino in Inghilterra è stato bloccato o agli uomini negli spogliatoi e nelle competizioni femminili, ad esempio.
Ma soprattutto c’è il grande pericolo di limitazione della libertà di espressione o di associazione attraverso la mancanza di tassatività e determinatezza del reato di omofobia: la norma infatti punirebbe anche “l’incitamento alla discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” e nessuno può con certezza conoscere il perimetro di questo vago concetto la cui interpretazione resterebbe alla discrezionalità del giudice. Come si fa a capire se una condotta è istigatrice? Chi stabilisce il perimetro? I promotori della legge dicono che non si andranno a colpire le opinioni, ma solo l’odio. Il punto è che per loro difendere la famiglia naturale, schierarsi contro l’utero in affitto o contro l’indottrinamento alle teorie di genere nelle scuole è istigazione all’odio. Quindi è evidente si tratti solo di un escamotage dialettico: una trappola per topi.

E sempre lì si va a finire, con La Morgia che sbraita istericamente che se lui non riconosce dignità alle persone trans, queste non dovrebbero avere protezioni giuridiche. Ed immancabile è il suo tirare in ballo la GpA anche se il tema non è minimamente menzionato dalla norma.
Certo è che se lui invitasse pubblicamente qualcuno a picchiare i genitori gay, in quel caso il ddl Zan avrebbe effetti.

A quel punto l'intervistatore si lancia nel domandare: «I cattolici e le loro battaglie vengono discriminate ogni giorno. Nessuna legge speciale per loro?».
Se la domanda lascia basiti dato che parlare di discriminazione die cattolici pare assurdo, pare che ignorino che il ddl Zan estenderebbe quelle tutele previste per i reati d'odio dettati per motivi religiosi di cui i cattolici godono da oltre dieci anni. Ma è facendo finta che la Legge Reale-Mancino non esista che La morgia se ne esce dischiarando:

Non vanno di moda, no. Anche io ad esempio vengo spesso discriminato e offeso da attivisti lgbt+ o da persone che hanno sposato quell’ideologia solo per il fatto di essere omosessuale e di destra. Loro sono i primi a odiare e a minacciare chi si discosti dai loro diktat quindi mi fa veramente ridere che si presentino come angeli della luce. Attaccano pesantemente non solo il mondo cattolico tradizionale e prolife, ma anche gli omosessuali conservatori o dissidenti. Coloro che la pensano diversamente dalla lobby lgbt si ritroveranno ogni tre per due denunciati per istigazione all’odio omotransfobico solo per aver espresso la propria visione e questo non è giusto.

Insomma, il signorino La Morgia continua a insultare i gay lamentandosi se qualcuno raccoglie la sue preoccupazioni. Ed è un po' buffo che il signorino sembri non provare vergogna nel dichiarare pure: «Contro questa legge ci sono anche tanti omosessuali. E no, non sono omofobi. Essere contro questa legge vuol dire opporsi al fatto che drag queen e attivisti lgbt vadano in scuole di ogni ordine e grado a spiegare ai bambini i generi e i vari tipi di famiglie che secondo loro esistono; vuol dire opporsi al fatto che la libertà di espressione possa essere limitata in base a un astratto e generico concetto di odio».
Ed alla domanda «Cos’è l’omofobia?», risponde: «Letteralmente la paura degli omosessuali. Al momento non ho ancora conosciuto una persona che abbia paura degli omosessuali».

Ogni commento pare superfluo.
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