Audizioni in Senato. Il ddl Zan condanna i crimini, ma i leghisti parlano della fertilità delle bambine o di come si mette incinta una donna

Il ddl Zan non parla di fertilità, ma si limita a condannare i crimini d'odio dettati dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere. Ma in quel patetico circo in cui i leghisti hanno trasformato la commissione giustizia del Senato, ecco che si sono portati in audizione una tale Assuntina Morresi (responsabile del blog “stranocristiano” e già presidente del Movimento per la vita di Perugia) che si è detta contraria all'estensione delle aggravanti a chi picchia i gay perché «non abbiamo conoscenze sugli effetti della transizione di genere, anche per quanto riguarda la fertilità. Poi c'è il problema del consenso informato, a 12 anni come ci può essere consapevolezza su cosa significa diventare infertili?».
Non si sa che diamine dovrebbe c'entrare il suo pensare alla fertilità delle bambine davanti ad una legge che parla d'altro, ma nei fatti pare che nessuno degli ospiti di Pillon abbia mai detto una sola parola che riguardasse i temi in discussioni e non il loro disprezzo verso le persone lgbt.
Ad esempio, l'articolo 7 non introduce proprio un bel niente ma invita le scuole a usare la giornata contro l'omofobia per educare al rispetto. Eppure tale Laura Cima è andata in audizione a dichiarare: «Ci preoccupa anche l’art.7, che prevede l’intervento di esperti addirittura nella scuola d’infanzia. C’è il rischio di fare colonialismo culturale, di fare propaganda anziché formazione».
Quindi chiederà di non insegnare storia dato che alcuni fascisti non vogliono si dica che il nazifascismo era sbagliato? Chissà...
E nonostante sia stato ruipetutamente chiarito che i crimini d'odio non sono libertà di espressione checché ne dica Jacopo Coghe, il signorino Fabio Fuiano (già protagonista del "family day") ha sostenuto che «la libertà di espressione è in pericolo, ma lo è ancor di più la libertà di dire la verità sull’uomo. Se una legge arriva a censurare i fatti in nome dell’ideologia allora è doveroso opporsi».
Immaginiamo che la sua idea di "verita" si basi sul sostenere che sua fatto divieto non essere eterosessuali quanto Jacopo Coghe e che sia giusto discriminare le donne trans in virtù di come lui non voglia accettare la loro esistenza.
Domenico Airoma afferma che «I giudici non devono fare gli psicologi, ma qui gli viene chiesto di stabilire quando le parole siano motivate da odio. Una legge di questo tipo può aumentare la conflittualità su questi temi anziché attenuarla». Quindi toglieranno il reato di diffamazione perché i giudici devono capire che cosa sia offensivo e toglieranno l'offesa al sentimento religioso perché i giudici non deviino fare i preti?
E non è andata meglio con Antonia Arslan, la quale ha dichiarato: «Io credo che dare autorità di legge a delle ipotesi può diventare veramente pericoloso. La questione del genere va affrontata tramite equilibrate contrapposizioni. Non possiamo offendere la libertà di opinione, è un bene troppo sacro».
E poi è arrivato il solito Pillon. Dice che lui si batte contro una legge che punisce i reati d'odio perché dice che serve lo prema di un maschio per rendere utilizzabili le donne urlarle per produrre beni che possano compiacere il desiderio di paternità del maschio. Lui non vede amore nella famiglia, ma solo la necessità di procurarsi un utero con cui il maschio possa produrre prole:

Insomma, lo squallore.