Binelli potrebbe dirci quali «femministe» sarebbero state «insultate» dai sostenitori del ddl Zan?


Il leghista Sergio M. Binelli ci faccia capire. Lui davvero vuole sostenere che i reati d'odio sarebbero "libertà di espressione" mentre giura che le opinioni sarebbero "insulti" se non conformi al suo pensiero? E chi sarebbero le "femministe" che lui cita? Non sarà forse quella solita Marina Terragni che lui spaccia istericamente come rappresentante di interi gruppi scoiali anche se è sempre e solo il parere di una singola persona spacciato per un qualcosa che è solo Pillon e a condividere. Fatto sta che il leghista scrive:



Ovviamente scegli una grafica che possa deridere le vittime di violenza, non cita alcuna fonte e si diverte a parlare a nome di terzi solo dopo aver reso non verificabile le sua citazione. Insomma, la solita propaganda di chi ha sopperito le idee con le invettive.

Ed è ancora più grave come il leghista irrida anche la Repubblica, sostenendo che il 2 giugno sarebbe la festa di Salvini, quasi volesse scimmiottare i manifesti autocelebrativi che vanno di voga in numerosi regimi africani. Cercando di rubare la festa degli italiani agli italiani per tramutarla in una carnevalata di propaganda, il leghista Binelli ha pubblicato pure questa roba qui:



Insomma, lui attribuisce a Salvini la proprietà della Repubblica, ovviamente tacendo sul fatto che il padano è lo stesso tizio che nel 2013 insultava la liberazione scrivendo:



Ma è sopportabile una propaganda populista fatta solo da insulti, invettive e false testimonianza? E quale esempio offre ai bambini proponendosi come il leghista che pare divertirsi a bullizzare gli italiani?
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