Marina Terragni oltre il ridicolo: ora dice che lei non vuole che gli uomini siano difesi dalla violenza delle donne


Marina Terragni non vuole la legge Zan pertché non vuole che le donne trans possano essere riconosciute dalla legge. Ma è operando con gli stessi schemi delle organizzazioni forzanoviste finanziate dalla Russia che continua a inventarsi falsi pretesti con cui tentare di sabotare la legge parlando a nome del "femminismo".
L'attacco quotidiano è contenuto in un surreal e articolo intitolato "Nel ddl Zan un’arma in più per gli uomini violenti" in cui è attribuendo al "femminismo" le sue opinabili idee personali che scrive:

Tra le critiche del femminismo al ddl Zan, oltre alla questione centrale dell’identità di genere, vi è anche l’inclusione della misoginia tra i comportamenti sanzionabili come crimini d’odio. Nel testo non compare il termine “misoginia”, ma quello di “sesso”. Per la precisione si parla di “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“.

Se la signora Terragni pare rabbiosa perché la legge proteggerà tutti (quindi anche i maschi discriminati in quanto maschi o gli eterosessuali che fossero discriminati in quanto eterosessuali), è con i suoi soliti toni violenti che afferma:

Alessandro Zan, primo firmatario della legge, ha più volte spiegato che il termine sesso non allude solo alla lotta contro la misoginia, ma anche a quella contro la “misandria”. Fa molta impressione sentire un parlamentare democratico utilizzare questo termine. “Misandria” è un quasi-neologismo -in uso da un decennio o poco più- coniato e messo in circolazione dai Men’s Rights Activist e dai cosiddetti Incel, Celibi Involontari, comunità di uomini sessisti e violenti, per negare o minimizzare la violenza maschile sostenendo l’esistenza di una pari o addirittura maggiore violenza femminile sugli uomini.

Quella è l'interpretazione data al termine dalle TERF, le quali sostengono che non esisterebbe la possibilità che alcune donne possano odiare gli uomini nonostante ogni evidenza dica il contrario.
Il termine misandria (dal greco μίσος, "odio", "avversione", e ανήρ, gen. ανδρός "uomo") indica un sentimento ed un conseguente atteggiamento di avversione, ostilità, odio, disprezzo o pregiudizio nei confronti del genere maschile. ma la Terragni preferisce inventarsi la sua realtà, asserendo:

Si tratta di un termine misogino in sé, totalmente mistificatorio e brandito come un’arma contro le donne. E’ pertanto molto pericoloso che una legge penale introduca tra le sue fattispecie il reato di “misandria“, ma date le reireate dichiarazioni dell’on Zan (“la legge è anche contro la misandria“) non sembrerebbero esserci dubbi a riguardo.

Insomma, lei ritiene pericoloso che si riconosca che esistono uomini resi vittima dell'odio delle TERF contro gli uomini. Ed è un po' surreale che dica:

Un esempio di questo rischio, che non è solo simbolico ma molto concreto: in fase di separazione e di contesa in giudizio per l’affidamento dei figli, spesso le donne devono vedersela con il fantasma della PAS o alienazione parentale, sindrome inventata dal medico americano Richard Gardner. In breve, la PAS sarebbe frutto di una supposta «programmazione» dei figli da parte di un genitore patologico (genitore cosiddetto «alienante»), lavaggio del cervello che porterebbe i figli a mostrare astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore (genitore cosiddetto «alienato»). Normalmente l’accusa di essere genitore alienante tocca alla madre, mentre il padre sarebbe quello alienato.

Peccato che l'unico politico ad aver cercato di far approvare una legge che faceva leva su quella teoria fosse il suo amichetto Pillon, ossia quel leghista che la acclama per il suo contributo all'ideologia cdi cui lui si fa promotore. E se non si capisce che diavolo c'entrerebbe quella teoria con il dato di fatto riguardo alla possibilità che esistano uomini disprezzati in quanto uomini esattamente come esistono donne disprezzate in quanto donne, lei lamenta:

Se la legge Zan passasse così com’è, introducendo il reato di “misandria”, le donne si ritroverebbero a combattere con un doppio fantasma: oltre a essere giudicate alienanti in base all’ideologia misogina della PAS, potrebbero essere accusate dagli ex e dai loro legali di comportamenti misandrici. L’accusa di supposta misandria potrebbe essere rivolta alle donne anche in altri ambiti (lavorativi, politici, culturali).
A maggiore ragione, quindi, oltre che su quell’impalpabile “identità di genere” tautologicamente in-definita, che va sostituita con “transessualità” o “identità transessuale”, anche riguardo all’inclusione di “sesso” il testo del ddl Zan deve tassativamente essere modificato. Il rischio è che se il ddl passasse al Senato così com’è stato formulato e approvato dalla Camera introdurremmo una delle leggi più misogine del nostro ordinamento, offrendo un’arma in più a MRA, Incel e uomini violenti.

Pare diffamatorio il suo sostenere che sostenere che alcune donne possano essere violente offenderebbe il suo essere donne, di fatto irridendo e ruolizzando il femminismo. E pare offendere verso le vittime di femminicidio il suo pretendere che la donna sia resa al di sopra della legge. Eppure lei arriva a concludere:

Più lo si analizza, più il testo del ddl Zan appare un obbrobrio giuridico, come asserito da molti giuristi, che in effetti andrebbe cancellato e riscritto daccapo.

Certo, magari riscrivendola in versione TERF. Come no...
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