Provita Onlus vuole vietare che si possa parlare di omosessualità nelle scuole


Le mistificazioni di Provita Onlus sono sempre più tragicomiche. La solita Manuela Antonacci (co-fondatrice delle Sentinelle in Piedi) ha firmato un surreale articolo intitolato "Il ddl Zan già entra nelle scuole e indottrina i ragazzi. Succede in Emilia-Romagna" in cui dice che una madre omofoba si sarebbe rivolta alla sua organizzazione perché arrabbiata con una docente che aveva osato spiegare in classe che cosa fosse l'omofobia.
Parlando di «abuso didattico» e di «indottrinamento politico», un presunto «genitore» dice che lo scorso maggio si sarebbe svolta «una lezione tutta dedicata al Ddl Zan» perché «nell’ora di educazione civica un’insegnante ha parlato di omosessualità e del disegno di legge in questione». Insomma, si è parlato dei temi di cui si dovrebbe parla a scuola ma alla signora non è andato bene ed è corsa a chiedere che Jacopo Coghe mettesse il bavaglio a chi non parla di maschio che si scopano ragazzine.

Forse intenzionata a istigare odio dipingendo le persone gay come brutte e cattive, la signora Antonacci assicura che la povera omofoba avesse «paura di ripercussioni e vendette» al punto da aver «aspettato la conclusione degli scrutini di fine anno prima di denunciare».
Ed è un po' buffo, dato che poche righe dopo la stessa Antonacci dice che «era stato proposto, per rimediare, un contraddittorio con un magistrato del Centro studi Livatino», Ma come? La povera omofoba aveva paura dei gay e non ha detto nulla, ma aveva proposto di portare un'organizzazione che si batte contro i diritti dei gay davanti alla classe di suo figlio? Con buona pace per il suo racconto, a linea temporale non regge!

Provita Onlus lamenta che «non è stato spiegato che il ddl Zan è un disegno di legge e ci sono partiti e cittadini favorevoli e contrari alla sua approvazione». Ma anche qui non si capisce perché quella sua asserzione non torna con il suo racconto, con tanto di nuove indicazioni sul fatto che la donna che aveva paure di "vendette" era andata a sbraitare insulti alla docente:

Tutto sarebbe partito da una domanda che un’insegnante avrebbe fatto ad un alunno, su che cosa significherebbe “omofobia” e , a suo dire, il 90-95% degli alunni avrebbe dimostrato di non averne idea. E, oltre il danno, anche la beffa, perché, quando la mamma ha chiesto spiegazioni all’insegnante in questione, chiedendole come mai non ne avesse parlato in Consiglio di classe, la professoressa le avrebbe risposto che la libertà di insegnamento includerebbe che, come può insegnare l'Ablativo assoluto, può anche insegnare il ddl Zan”. Insomma, siamo alle solite: uno crede di mandare il proprio figlio a scuola, ad imparare le solite discipline curricolari e, invece, se lo ritrova indottrinato, con la solita solfa arcobaleno. Ma, purtroppo, l’ideologia gender, oggi, viene introdotta nelle scuole e non solo, in mille modi diversi.

Se gli studenti non sapevano cosa fosse l'omofobia, quale fantomatico "indottromnamento" vede la signora Antonucci in un insegnante che affronta il tema e spiega il significato delle parole? E non va meglio quando inizia a sbraitare istericamente:

Viene da chiedersi cosa c’entri l’educazione civica che, per definizione è “lo studio delle forme di governo di una cittadinanza, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini, alla gestione e al modo di operare dello Stato”, con l’ideologia di una ristretta minoranza di persone e se non sia semplicemente, un modo come un altro, per rendere curricolare il gender nelle scuole, facendolo passare, appunto, per una non precisata forma di “educazione civica”.

Insomma, scrivono al parola "gender" a caso, quasi non provassero nemmeno a inventarsi pretesti dato che tanto i loro seguaci e i loro finanziatori sono interessati solo a vederli promuovere odio e intolleranza a danno dei bambini.
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