Cesenatico, ragazzo viene preso a pugni perché gay
Mentre i leghisti vanno in Senato a giurare sul cuore immacolato di Maria che loro non vedrebbero alcuna omofobia, la cronaca continua a raccontarci una escalation di violenza. L'ennesima aggressione omofoba si è compiuta a Cesenatico.
Un 22enne di Forlì è stato preso a pugni in discoteca dopo aver dato un bacio ad un ragazzo. La vittima racconta di essere dichiarato all'età di 14 anni e che «in questi 8 anni ho subito discriminazioni continue a causa del mio orientamento sessuale e del mio abbigliamento poco conforme all’idea di mascolinità tipica del nostro paese. Ho imparato a convivere con la consapevolezza che molte persone mi considerassero diverso, abituandomi a chi mi fissa con aria schifata per la strada, abituato a sentirmi minacciato, preso in giro, deriso. La parola “frocio” urlata da qualche omofobo mentre passeggio con i miei amici ha addirittura smesso di darmi fastidio, perché tanto alla fine ci si abitua a tutto no? Eppure non pensavo di arrivare al punto in cui passeggiare per la strada, fare una serata fuori, potesse addirittura farmi paura».
Poi, venerdì sera presso il Molo5, si è consumata l'aggressione: «Stavo ballando con un ragazzo e ci siamo scambiati qualche bacio, come le tante altre coppie etero che erano presenti. Eppure il nostro momento viene interrotto, quando sento un forte pugno colpirmi il viso e poi lo stomaco. Io, istintivamente, mi guardo intorno per capire da dove potesse essere arrivato, considerando che comunque in pista era presente molta gente, ma non faccio nemmeno in tempo a guardarmi intorno che mi arriva un secondo pugno in faccia che mi fa cadere gli occhiali da vista, abbastanza forte da piegare una delle aste dei miei occhiali».
Nell'indifferenza dei presenti, la situazione è ulteriormente degenerata: «In uno stato di shock e paura in quel momento, in un momento di rabbia faccio cadere un bicchiere con del ghiaccio a terra che bagna appena la maglietta di un altro ragazzo. Anche lui, dichiaratamente omofobo, trova un pretesto per darmi contro e quindi decido di uscire dal locale. Quest’ultimo ragazzo, però, decide di seguirmi fuori convinto che io abbia bisogno di una lezione. Ed è qui che io rimango ancora più scioccato e sconvolto. Nonostante io continuassi a ripetergli che ero stato appena aggredito all’interno del locale e gli avessi chiesto scusa per il bicchiere rovesciato, lui continuava ad insultarmi, supportato dal suo gruppo di amici che mi derideva e mi urlava insulti omofobi. A quel punto, non sentendomi sicuro in quanto il ragazzo aveva detto chiaramente alla mia amica che voleva farmi male e non avrebbe sentito ragioni, ho deciso di rivolgermi alle 3.54 ai carabinieri».
Ma dopo ben 7 minuti di chiamata, in cui la vittima ha dovuto dare dettagli e spiegazioni, la pattuglia non è mai arrivata. «Dopo 7 minuti ho attaccato il telefono e ho iniziato a muovermi a passo spedito verso la macchina, seguito dalle mie due amiche, in stato di shock totale. Shock per essere stato aggredito fisicamente, shock per aver subito ulteriori attacchi omofobi fuori dal locale e ulteriori minacce, shock per non aver avuto supporto dalle autorità, e shock all’idea che gli agenti non si fossero nemmeno preoccupati di richiamarmi per constatare se fossi riuscito a mettermi al sicuro», spiega.