Pillon torna ad attaccare l'eutanasia e l'aborto, proclamando che la sua volontà è legge


Il leghista Simone Pillon è tornato a sostenere che i diritti civili lo infastidiscono quasi quanto infastidiscono i talebani, sostenendo esisterebbe una legge più importante di quella definita dalla Costituzione e che quella "legge" sarebbe inscritta nel suo cure da leghista e che andrebbe imposta con la forza a chi non la pensa come lui.
Forse ignaro che esiste una differenza tra cura ed accanimento terapeutico o che la medicina si sia evoluta negli ultimi duemila anni, scrive populisticamente:



Peccato che Ippocrate vivesse in un periodo in cui il suicidio non veniva assistito da medici, ma praticato con un'arma. Ippocrate non conosceva le moderne tecniche che tengono in vita persona che alla sua epoca sarebbero morte. Ed è surreale nel suo sostenere che la volontà dei malati terminali possa essere spacciata per un "omicidio del consenziente" in quel suo pretendere che i malati siano resi vittime delle sue pretese contro la loro volontà.
Pillon parla populisticamente anche di "dignità fino agli ultimi giorni", quasi non sapesse che la medicina odierna permette di supportare le attività vitali del malato finché il cuore batte, anche con compromissione irreversibile di altri organi o apparati. Potenzialmente, si potrebbero tenere in vita i malati per decenni, magari infliggendo stati vegetativi permanenti.
Ed è così che ci informa che lui non vuole che gli altri possano avere diritto di esprimere, prima che ciò accada, la loro volontà in merito a quale sia il limite dignitoso della loro vita. Dice che è lui, leghista, a dover decidere per loro e imporre il suo volere.
2 commenti