Il CIO rinvia ancora le nuove regole olimpiche per gli atleti transgender


Per tre lunghi anni, i vari Adinolfi e Pillon hanno difeso le discriminazioni olimpiche delle persone trans attraverso le loro fake-news. Se fossero anche solo lontanamente credenti, avrebbero di che non dormire la notte pensando al giorno in cui dovranno rendere conto delle loro colpe. Se oggi alcune ragazze transgender non possono gareggiare nello sport è perché Adinolfi diche che quella donna è da lui ritenuta «un maschio» mentre chiede soldi per legittimare gli intolleranti alla discriminazione.
Nonostante il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) avesse in previsione di rilasciare nuove linnee guida già tre anni fa, presentando dati scientifici e non certo la propaganda di un tizio che fa soldi con l'omofobia, tutto sarà nuovamente rimandato «tra qualche mese, al più tardi subito dopo i Giochi olimpici invernali di Pechino».
Il motivo, Il Cominuato
Le attuali linee guida, emesse nel 2015, consentono alle donne transgender di competere nella categoria femminile solo se mantengono il loro livello totale di testosterone al di sotto di 10 nanomoli per litro per 12 mesi consecutivi. Ma le ripetute esclusioni hanno fatto emergere la necessità di una revisione, ritardata da quell che loro dicono siano «pareri contratsanti» anche se il riferimento è alle lobby omofobe che si battono perché interi grupi sociali siano sistematicamente discriminati.
«Siamo molto consapevoli che il sesso, ovviamente, non è binario. È un continuum. I settori si sovrappongono. E quindi le soluzioni non saranno essenzialmente binarie», dichiara il Cio. «Le donne transgender sono donne, ma dobbiamo anche separare il genere dall’ammissibilità. E l’idoneità deve essere specifica nello sport per avere una competizione equa e significativa a tutti i livelli, ma specialmente a livello di élite, dove la posta in gioco è molto più alta. Ci saranno criteri diversi per diversi sport. Se confronti il ​​tiro con l’arco, l’hockey e il canottaggio, richiedono abilità molto diverse. Ed è improbabile che un atleta d’élite di uno sia un atleta d’élite in un altro. E dobbiamo determinare quale sia davvero un vantaggio sproporzionato o insormontabile».
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