Il partito di Adinolfi all'attacco di Morisi: dicono non ci sia differenza tra chi spaccia e chi usa droga


«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi», diceva Gesù. E se Adinolfi ama ripetere ossessivamente che lui si considera «l'unico partito cristianamente ispirato» nonostante i fatti farebbero pensare altro, il suo Mirko De Carli ci spiega che loro non solo giudicano, ma elargiscono anche sentenze di condanna contro chi fa uso di droghe.
Nessun processo. Nessuna analisi critica. Per loro chi si droga è da condannare senza appello dato che loro giudicano tutto e tutti mentre condannano chi neppure conoscono.

Ovviamente il pretesto è il caso Morisi, contro il quale il partito di Adinolfi ha già elargito molteplici condanne derivanti dal suo presunto orientamento sessuale e dal suo uso di droghe, ma mai per le sue opere. Forse per loro il problema è la droga, non il fatto che chi si drogava insieme a due rumeni si facesse pagare per promuovere omofobia e xenofobia.
Ed è dicendo che la libertà altrui sarebbe "un cancro da estirpare" affinché tutti siano obbligati a vivere secondo il loro volere esattamente come pretendono anche i talebani, scrive:



Sotto al suo post troviamo un unico commento:



Quindi ci facciano capire: essere negazionisti e pretendere di poter andare in gito ad infettare la gente sarebbe "libertà" ma il drogarsi sarebbe un crimine tale e quale allo spaccio? E non va meglio quando De Carli sostiene che usare droga o far usare droga siano due cose equivalenti, anche se in un caso è una propria scelta e nell'altra è un'imposizione. Ma forse l'ideologia populista non perde tempo a valutare i fatti, preferendo generalizzare e banalizzare ogni tema,
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