Senatore liquida chi chiede l'approvazione del ddl Zan dicendo che lui ha tanti amici gay, ma tutti omofobi


Paolo Spinta, 35 anni, è medico della provincia di Varese e membro del Progetto Giovani Cristiani Lgbtq. Presa carta e penna, ha voluto inviato una lettera aperta a tutti i senatori per invitarli ad approvare il ddl Zan. Solo cinque hanno risposto, gli altri non hanno ritenuto di dover perdere tempo a rispondere ai cittadini delle loro azioni.

Nella sua lettera, affermava:

Onorevole, sono Paolo Spina, trentacinquenne residente in provincia di Varese. Sono medico ospedaliero e da un anno e mezzo vivo insieme al mio fidanzato Domenico. Mi piacerebbe sederci a un tavolo, bere un caffè e raccontarci le difficoltà e le soddisfazioni dei nostri rispettivi cammini professionali. In questi giorni gli scranni del Senato entrano nelle nostre case in seguito alle discussioni sul ddl Zan. Io non mi intendo di leggi e decreti e non voglio discettare con lei su orientamenti, generi, diritti, perché credo che ognuno di noi faccia i conti con se stesso nell’intimo della propria coscienza. Voglio invece raccontarle di un adolescente che ogni mattina percorreva una strada alternativa, più lunga, entrando a scuola dal retro, per non incontrare altri cinque ragazzi come lui che gli urlavano contro: ‘’Fr*cio!’’. Di quel ragazzino che non sapeva se ciò che sentiva nel cuore per un altro ragazzo fosse bello e buono. Lo stesso ragazzino che, alcuni anni dopo, in un’aula di università si è sentito dire da un professore durante una lezione: “Ai miei tempi chi portava l’anello a destra era ricchi*ne: è ancora così?.
No, Onorevole, la mia vita non è stata infelice, ma stupenda. La mia vita non è stata difficile perché ho avuto al mio fianco una famiglia e tanti amici. Sono certo che farà tutto quello che le è possibile per far in modo che il ddl Zan venga approvato, perché quanto le ho scritto può essere ciò che porta nel cuore sua figlia, suo fratello, la sua migliore amica, il professionista di cui si fida.
Buon lavoro e grazie.

Solo in cinque gli hanno risposto, e in alcuni casi la risposta è stata destabilizzante. Un senatore ha ritenuto di scrivergli: “Ho tanti amici nella sua condizione ma nessuno di loro mi ha mai chiesto di difendere questa battaglia. Viviamo in una democrazia rappresentativa e rispetteremo le decisioni delle istituzioni che rappresentano il popolo”.
E davanti al chi parla di omosessualità nei termini di "condizione" per uscirsene con il solito "ho tanti amici gay", Paolo commenta: «Credo che un personaggio politico debba rappresentare la vita concreta nel proprio lavoro, pensando che ogni cittadino della repubblica è un figlio e che il popolo è la famiglia. Siamo stanchi di sentire le solite frasi ‘ho tanti amici gay, però…’. Siamo stanchi dei però».
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