Adinolfi dice di essere stato identificato dalla Digos dopo aver violentemente interrotto le interviste a Cappato


Mario Adinolfi ama parlare a slogan quasi quanto ama auto-proclamarsi detentore di una imprecisata "verità" contro gay, donne e malati terminali.
Nella sua retorica, un referendum che consentirà ai malati di non subire le sue violentissime imposizioni diventa una imprecisata "menzogna". Il suo essere andato a cercare visibilità mediatica sulla pelle dei malati diventa una fantomatica "resistenza" da sbrigare in cinque minuti. Il suo 0,19% di consensi diventa un "molti" e persino il doveroso diritto dei giornalisti a non dargli spazio in tv viene spacciata come una "censura". Insomma, la realtà pare cambiare quando viene rielaborata da lui a suo uso e consumo.
Le invettive non risparmiano neppure gli agenti della Digos, da lui invocati contro i suoi contattori ma maledetti quando difendono la liberà altrui. E dato che alle destre piace un sacco auto-martirizzarsi, si inventa pure che potrebbe andare a processo....



Nelle immagini si vede Adinolfi che identifica un gruppo di giornalisti, ci corre in mezzo e si mette ad urlare i suoi soliti slogan tenendo fisicamente il dito puntato contro gli altri. Non cercasse di arrecare danno ai bambini e non fatturasse sul commercio di omofobia, farebbe quasi pena.
Per chi non lo sapesse, Adinolfi di dice detentore di una "verità" ovvia ma su cui lui ricama molta dietrologia. Dice che Cappato non sta proponendo l'eutanasia, ma chiede l'abrogazione della norma che la vieta e dunque sarebbe in malafede. Peccato che in Italia non esistano referendum propositivo e si debba chiedere l'abrogazione delle leggi per ottenere nuove norme che tengano conto del volere popolare. Pensare che Adinbolfi non lo sappia significherebbe avere più disistima di quanto già non sia normale provare verso di lui, ma forse lui spera che il suo 0,19% di elettori sia desideroso di essere ingannato dalle sue bugie.

Curioso è anche il suo teorizzare che i suoi cinque minuti di urla vorrebbero la giornata lavorativa. Ed infatti sono ormai ore che parla insistentemente di quella degradante sceneggiata quasi la ritenesse davvero un'impresa storica, anche se le immagini testimoniano sia stato solo un becero tentativo di portare giornalisti alla panchina su cui era seduto.

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