L'appello di CIG Arcigay Milano ai candidati sindaco


Da oltre vent’anni, CIG Arcigay Milano si batte per supportare e dare voce alla comunità LGBT+. Lo fa nella sua sede di via Bezzecca 3, dove grazie anche a 300 volontarie e volontari, è diventata oggi il punto di riferimento e centro di ascolto e assistenza per le persone LGBT+, ma non solo. Qui propone iniziative culturali e formative, spor-telli salute, progetti dedicati a favorire la socialità e a combattere la solitudine - anche delle persone over 65 - e promuove campagne per rendere la città più inclusiva e per contrastare le discriminazioni.
«L’energia, la determinazione e la forza la abbiamo. Vogliamo fare di più -commenta Fabio Pellegatta, presidente del CIG Arcigay Milano- Per questo motivo siamo aperti al dialogo con le istituzioni, a partire dal sindaco, per continuare insieme il percorso che ha visto la nostra città assumere un ruolo di leadership nazionale sui grandi temi legati ai di-ritti civili, con particolare attenzione ai diritti LGBT+ e dei migranti». «La crescita civica di Milano è stata possibile anche grazie alla collaborazione e alle ampie sinergie maturate con le istituzioni cittadine - politiche e culturali -, le numerose associazioni di volontariato del territorio e le aziende. Tuttavia, per fare di Milano una vera capi-tale dei diritti - riconosciuta anche a livello internazionale - manca un elemento fondamentale: un punto di riferimento fisico e facilmente riconoscibile per la comunità».
Il CIG Arcigay Milano chiede quindi ai candidati a sindaco l’apertura, in uno spazio pubblico, di un centro messo a disposizione alla comunità LGBT+ sul modello dei poli già attivi in città come Parigi, Londra, Bologna o Madrid. Un luogo di incontro acces-sibile a tutti, in primis alle persone con disabilità. Un nuovo centro che, a differenza degli spazi di via Bezzecca, sia ben collegato con i mezzi pubblici, facile da raggiungere e flessibile, in modo da per poter ospitare anche assemblee, incontri e talk.
Infatti, spesso il CIG deve oggi ricorrere a sedi terze, per mancanza di spazi e risorse in loco. «Con la pandemia le cose sono andate ancora peggio e la necessità di spazi più ampi è diventata sempre più evidente -aggiunge Pellegatta- Lanciamo un appello ai candidati sindaco e ai candidati consiglieri affinché costruiscano con noi, i gruppi attivi nel territorio e altre realtà che potranno sostenerci un centro polifunzionale arcobaleno».
Il Rainbow Center consentirebbe infatti di agevolare la collaborazione fra le associa-zioni, ottimizzare i costi ed accrescere la capacità della comunità LGBT+ di incidere positivamente sul tessuto sociale cittadino. «Vogliamo diventare un vero e proprio punto di riferimento e di aggregazione per tutta la cittadinanza».
Ogni anno, l’impegno e determinazione del CIG Arcigay Milano si concretizzano in incontri formativi a oltre 2000 studenti, più di 600 test HIV e sifilide gratuiti, la helpline Pronto che assiste centinaia di persone, fra cui anche vittime di violenza omotransfobica, e anche un supporto di sostegno psicologico e legale alle vittime di violenza in collaborazione con un network di professionisti. In collaborazione con il Coordinamento Arcobaleno, organizza il Milano Pride, una delle più importanti e sentite manifestazioni per i diritti della città, che, prima della pandemia, richiamava ogni fine giugno 300.000 persone. Il CIG raccoglie, cataloga e conserva uno dei più importanti archivi di documentazione legati al movimento LGBT+ italiano esistente nel Paese e aiuta persone richiedenti asilo politico fuggite a Milano da realtà drammatiche. Ha anche visto nascere al suo interno gruppi di attivismo innovativi nel panorama nazionale, come quello delle persone LGBT+ sorde e delle persone asessuali e intersessuali.
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