Adinolfi attacca i progetti anti-discriminazione, accostando i gay alla pedofilia. I suoi vogliono soldi per promuovere le terapie riparative
Mario Adinolgi, che con l'omofobia si paga le costosissime scuole confessionali delle sue figlie, è tornato a diffamare chi si oppone alla sua degradante campagna anticristiana consumata sulla pelle dei più deboli.
Linkando un vecchio servizio delle Iene che lui dichiara di aver commissionato, tace su come i giudici abbiano sbugiardato le teorie sostenute contro l'Unar. Tanto i suoi seguaci mica conosceranno la verità, dato che lui si è premurata di nascondergliela mentre continua a tentare di costruire una bolla di falsità in cui farli sguazzare.
Inizia così a starnazzare che a lui non sta bene che «con i soldi delle famiglie» si sia protezione ai figli gay, inventandosi che il Cassero avrebbe usato denaro pubblico «per irridere Gesù» in riferimento ad una serata che con i servizi in questione nulla ha a che vedere. E non va meglio quando cavalca le ingiurie per cui Silvana De mari è indagata, inventandosi che Mario Mieli «provava a sdoganare la pedofilia» quando in realtà mai disse niente di simile, limitandosi solamente a contestare l'ipotesi dell'epoca che vedeva nei minorenni delle persone asessuate.
Di diffamazione in diffamazione come un'apetta che va di fiore in fiore, ne conclude che lui si dà ragione da solo: «Io ve lo ripeto da anni. La ragione principale dell’esplosione della lobby lgbt sono i colossali interessi economici che possono essere gestiti da pochissimi che si fanno sempre più ricchi».
Detto da chi cercò di prendersi un guadagno maggiore separandosi dalle ricche lobby neofasciste finanziate dai patriarchi russi, la tesi è tragicomica. E sinceramente pè comico anche che voglia spaventare i bigotti parlando di "lobby gay" quando in Italia non si riesce manco a far passare una legge di puro buonsenso che dichiari che l'odio non è un'opinione come lui sostiene.
Polemico e mistificatore come sua abitudine, il fondamentalista scrive:
Se l'Ordine dei Giornalisti dovrebbe provare vergogna nell'avere fra i propri i propri iscritti chi di inventa falsità tanto evidenti mentre rilancia fake-news diffamatorie smentite dai giudici, pare evidente che Adinolfi abbia rinnovato la sua intenzione di cercare profitti minacciando le comunità lgbt e cercando di provare da ogni tutela chi è vittima di reati. Lamenta infatti che siano stati destinati 4 milioni di euro a progetti anti-discriminazione mentre tace sui 6.764.274.249 di euro annui che vengono dirottati nelle casse della Chiesa Cattolica.
E forse ad Adinolfi andrebbero chiesti i danni, dato che dobbiamo investire soldi per constatare una discriminazione che lui ammette sia alla base dell'esistenza e dell'attività economica del suo partito.
Tra i commenti, Adinolfi ribadisce il suo sostenere che il ruolo genitoriale andrebbe considerato come un lavoro da retribuire, ma solo se a svolgerlo è la donna. Nel mentre, nega esista un valore nel fornire assistenza gratuita alle vittime di discriminazione:
Altri suoi seguaci si appellano alle false accuse delle Iene, sostenendo la veridicità di fatti smentiti dalla magistratura ma riproposti dal loro leader:
Altri dichiarano che la Help Gay Line predicherebbe la pedofilia, confermando come Adinolfi cerchi di far intendere un qualcosa che probabilmente negherà se dovesse essere denunciato per diffamazione aggravata:
Poi arriva chi chiede che si finanzino fantomatiche "cure" dell'omosessualità:
Sugli altri fronti, il suo Mirko De Carli annuncia «battaglia» per impedire che la società di trasporti di Ravenna possa garantire dignità agli utenti trans mentre elogia chi offende altri studenti con insulti omofobi mentre dice che i gay avrebbero l'adis. Una frase che il loro partito afferma sia una forma «goliardia» che andrebbe difesa a spada visto che loro chiedono che sia sdoganata ogni forma di offesa contro le loro vittime.