Polonia, arriva la prima donna uccisa dalle leggi contro l’aborto


Nella Polonia che tanto piace al senatore leghista Simone Pillon, una donna incinta di 30 anni è morta nei giorni scorsi in un ospedale della città di Pszczyna, nel sud della Polonia. I medici le avevano impedito di interrompere la gravidanza come conseguenza alle leggi volute dalla destra neofascista.
Migliaia di persone sono scese in piazza, chiedendo che lo stato non uccida le donne solo perché gli estremisti alla Pillon pretendono di decidere che la loro vita deve valere meno di quella dei loro feti.

Iolanta Budzowska è stata ricoverata in ospedale per una secrezione di liquido amniotico e, dopo la morte del feto, ha sviluppato uno shock settico che l'ha uccisa 24 ore dopo essere stata ricoverata in ospedale. Il legale della famiglia della vittima ha spiegato che la donna ha contattato i parenti per dire che i medici non avevano voluto interrompere la gravidanza, in conformità con la decisione della Corte costituzionale polacca, che nell’ottobre del 2020, ha vietato l’aborto in caso di malattia fetale incurabile.
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