Adinolfi si inventa che l'eutanasia verrebbe imposta dallo stato e non scelta dal malato


La disonestà intellettuale di Mario Adinolfi pare non conoscere limiti. Oggi si vanta di aver convocato il gruppo fondato nel 2005 da Paola Binetti e Bruno Dallapiccola, in cui trovamo risalto personaggi discutibili che promuovono fantomatiche " cure" dell'omosessualità. A loro nome, tenta persino di negare il dato di fatto su come l'eutanasia prevede che una persona possa decidere del proprio corpo, tentando di far credere che sarebbe lo stato a decidere:



Insomma, basta mentire e il no-vax romano trova modo di coniugare il suo sostenere che i malati debbano subire trattamenti sanitari imposti contro la loro volontà e che il no-vax debba poter scorrazzare indisturbato a portare morte nelle famiglie italiane perché lui vede "apartheid" nelle limitazioni imposte a chi ha scelto di essere un veicolo privilegiato di contagio da Covid-19.
Per sostenerlo, ha convocato l'organizzazione di Gandolfini e del co-fondatore del suo partito, associandoci quel solito gruppo fi avvocati che si batte contro i diritti di gay e donne.
Dite a Mario Adinolfi che offrire falsa testimonianza non è un "merito" come sostiene lui, ma una colpa. E se solo credesse in Dio (cosa che pare assai improbabile date le sue opere), avrebbe di che temere per il giorno in cui sarà chiamato a rispondere delle sue azioni.

A lui di accoda la sua solita Sara Reho, la quale definisce "prolife" il partito del pokerista che invita a non vaccinarsi perché dice che far ammalare gli altri sia un suo diritto. Ed è surreale giuri che tener conto della volontà espressa dai malati dognificherebbe uccidere gli improduttivi, forse sperando in un patetico parallelismo con il nazismo.



Peccato che l'improduttività non abbia nulla a che vedere con chi chiede di non essere torturato da Adinolfi.
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