Novak Djokovic ammette di aver incontrato giornalisti mentre era positivo al Covid-19


Divenuto l'idolo del senatore leghista Simone Pillon per il suo proporsi come l'immigrato irregolare che pretende di poter impunemente violare la legge in quanto ricco e fieramente no-vax, Novak Djokovic ha ammesso di aver violato le regole di isolamento per incontrare un giornalista per una intervista due giorni dopo essere risultato positivo al coronavirus.
Ovviamente Djokovic sostiene che in quell’occasione avrebbe “rispettato il distanziamento sociale e ho indossato una mascherina, tranne quando è stata scattata una fotografia” e nega di essersene andato in giro dopo il test positivo del 16 dicembre. Eppure i suoi familiari, visibilmente imbarazzati, hanno concluso anzitempo una conferenza stampa organizzata per difendere il campione non appena gli è stato chiesto conto degli spostamenti avvenuti dopo il 16 dicembre. Alcune immagini, infatti, lo ritrarrebbero il 17 dicembre ad un evento tenutosi a Belgrado con altri giovani atleti, nonostante il 16 avesse effettuato un tampone risultato positivo.
E se sino ad oggi il uso Paese lo ha sempre difeso, la prima ministra serba Ana Brnabić ha ammesso che quel fatto sarebbe “una chiara violazione delle regole”. È la prima volta che il suo Paese prende formalmente le distanze dal suo comportamento.
A complicare la sua situazione è come un un documento firmato lo scorso 1° gennaio, ossia nei giorni precedenti alla sua partenza verso Melbourne, ha espressamente risposto “no” alla domanda: “Hai viaggiato o viaggerai nei 14 giorni precedenti al tuo arrivo in Australia?”. Peccato che il tennista serbo si trovasse in Spagna a cavallo di Capodanno.
Il quotidiano tedesco Spiegel teme inoltre che il tampone positivo di Djokovic potrebbe essere stato retrodatato, dal 26 dicembre al 16. Infatti il numero di matricola dei tamponi processati non torna: quello effettuato il 16 dicembre sarebbe di 50mila unità inferiore a quello del 22 che ne dichiarerebbe la guarigione. Insomma, tutti gli scenari paiono gravissimi.
Attualmente il tennista rischia fino a 5 anni di reclusione qualora dovesse risultare che abbia fornito false dichiarazioni per entrare sul territorio australiano. E potrebbe anche rischiare una squalifica sportiva, dato che la Atp aveva specificato che "qualora un giocatore venisse scoperto a falsificare il risultato di un tampone, è prevista una squalifica di tre anni". A Djokovic resterebbe dunque solo l'incondizionata ammirazione di Pillon.
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