Ora i no-vax vogliono pure l'autocertificazione del greenpass


Pare ormai evidente che dietro le pretestuose proteste dei no-vax ci sia solo voglia di fare casino fine a sé stesso, spesso cercando di fomentare solo inutile rabbia sociale che vada a beneficio di certe lobby politiche.
Ad esempio, è sempre la solita giornalista no-vax Zaira Bartucca a farsi promotrice di una battaglia inutile e dannosa che mira a chiedere che il greenpass sia sostituito con un'autocertificazione, ossia inutile cartaccia che nessuno potrà mai verificare senza la presenza di un pubblico ufficiale. In un articolo intitolato “Ecco perché il Green Pass si può sostituire con l’autocertificazione”, la signora (o chi per essa) scrive:

Il Green Pass – misura considerata da più parti incostituzionale, non sanitaria e discriminante – si può sostituire con l’autocertificazione. Non lo dice qualche “complottista” o qualche “no-vax”, ma il team di avvocati che si è coalizzato sotto la sigla ALI (Associazione Avvocati Liberi), che ha inviato una lettera aperta/diffida (firmata da ben 40 legali) al Presidente del Tribunale di Roma e agli organismi competenti.

Se bisognerebbe capire quali sarebbero le "più parti" che sosterrebbero che il grenpass non sarebbe una misura sanitaria come sostengono solo i gruppi no-vax, fa un po' sorridere che si dica che il team di avvocati no-vax da lei citati non sarebbe da considerarsi una fonte "no-vax". In particolare, il suo sito no-vax avrebbe interpellato un avvocato che (salvo omonimie) apparirebbe autore presso il sito complottista e no-vax ByoBlu.

Inizia così a dire che la certificazione dovrebbe essere auto-certificabile e da loro ritenuta illegittima senza che nessun giudice abbia mai accolto quella loro teoria:

la pubblica amministrazione non può rifiutarsi di accettare l’autocertificazione. Tanto stabilisce l’articolo 74 del decreto in esame, che, spiegano gli avvocati, “qualifica il rifiuto del pubblico funzionario di ricevere l’autocertificazione come una violazione dei doveri di ufficio“. L’autocertificazione può rappresentare una concessione verso chi pretende di acquisire un dato sanitario per permetterci di entrare in un determinato luogo? Non esattamente, in quanto permette di aggirare con uno strumento di legge gli altolà illegittimi che a breve potrebbero interessare molti altri luoghi e, ha spiegato l’avvocato Roberto Martina a Rec News “permette di restare al di fuori del circuito di controllo legato al Fascicolo Sanitario Elettronico e a tutto il resto”.

Ovviamente bisognerebbe capire su quali basi si sostiene che il fascicolo sanitario sarebbe "uno strumento di controllo". Ed ovviamente servirebbe che un giudice accolga la pretesa avanzata dall'avvocato Roberto Martina prima che le sue teorie possano essere considerate un dato di fatto come le propone una certa stampa.
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